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Rubinetti chiusi, scatta l'allarme in Lombardia: cosa ci aspetta

Claudia Osmetti
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E chi l'avrebbe ipotizzato, in Lombardia, un decreto del genere? È raccomandato a tutti i cittadini «di utilizzare l'acqua in modo estremamente parsimonioso, sostenibile ed efficace, limitando il consumo al minimo indispensabile». Non li chiude del tutto i rubinetti, il governatore lombardo Attilio Fontana (Lega): però ci va molto vicino. Pone le basi affinché i sindaci dei 1.506 Comuni regionali possano razionare l'acqua sul loro territorio (ognuno in base alle proprie esigenze) e chiede alle amministrazioni locali di non sprecare quella potabile «per le attività non necessarie» perché «la situazione di deficit idrico è grave». D'altronde basta dare uno sguardo al fiume Po per rendersene conto. È in secca. Non piove (o piove molto poco) da mesi. I ghiacciai in montagna hanno esaurito le risorse. I laghi, come quello di Como, sono bassi. Allora il Pirellone corre ai ripari, non è il primo in questi giorni. Però è il primo che mette nero su bianco quello "stato di emergenza regionale"che la dice tutta e mette pure un po' di ansia.

 


Ci siamo arrivati per davvero. All'attivazione del sistema regionale di protezione civile e alle "raccomandazioni" (per ora) a tener da conto quel che c'è e a non sciupare quel che rimane. Perché l'alternativa son dolori: per i campi, per tutti. Le temperature in continuo aumento. Un anticiclone dietro l'altro, adesso pure Caronte che farà scattare (dicono gli esperti), nei prossimi giorni, in pianura padana, il termometro su fino a 40 gradi all'ombra. I temporali estivi che, al massimo, durano una mezz'ora: e tu stai lì, alla finestra, che guardi quella pioggia improvvisa sperando si riversi nei torrenti e invece lei ti beffa, scompare nell'arco di un amen. Il decreto regionale di Fontana, firmato ieri pomeriggio, varrà fino al 30 settembre e prevede che «i concessionari diano priorità a servizio irriguo, tenendo conto delle culture» visto che parte del problema è proprio nelle campagne. La guerra in Ucraina da un lato (leggi: la guerra del grano) e i rincari dell'energia dall'altro. È un momentaccio per gli agricoltori lombardi. Ci mancava giusto la siccità.

 


Giovedì, a Roma, è stato istituito un coordinamento tra tutti i ministeri interessati e la Protezione civile che ha affidato proprio alle Regioni il compito d'individuare i criteri per disporre, successivamente, un Dpcm con in calce il logo dei Consiglio dei ministri. È stato deciso che «si potrà proclamare lo "stato di eccezionale avversità atmosferica"» per il comparto agricolo «qualora il danno provato superi il 30% della produzione lorda vendibile». Ma già in quell'occasione, già due giorni fa, i presidenti regionali erano in pressing per chiedere la messa a disposizione dei fondi del Pnrr (il Piano nazionale di ripartenza post pandemia) con i quali realizzare nuovi invasi e ammodernare gli impianti esistenti.

 

 

In quell'ottica, che la Lombardia adesso scrive chiara su un documento ufficiale, di «sprecare meno». Non è un caso che l'atto di Fontana si conclude con un invito al governo per la costruzione di una cabina di regia permanente, congiunta tra Stato e Regioni, per monitorare una crisi che rischia sul serio di rovinarci l'estate. In tante altre parti d'Italia le ordinanze di razionamento sono già effettive. A Ferrara, per esempio. A Modena, a Livorno, a Pistoia, a Parma. A Roma no, non c'è alcun rischio in questo senso. Tuttavia «è evidente che c'è una situazione drammatica in molte zone del Paese», ammette il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli (Movimento cinque stelle), «le aree cosiddette "rosse", dove c'è una diminuzione del livello dei fiumi e dei laghi e dove manca l'acqua sono sempre di più. Ci aspettiamo che quasi tutta l'Italia entri in una "zona rossa" nelle prossime settimane». L'ultima volta che abbiamo sentito parlare di "red zone" era quando il covid ci ha costretti a casa per un'altra, eccezionale, emergenza. «Non deve stupirci la preoccupazione sul fatto che anche nei centri abitati di più grande dimensione ci possa essere un intervento. Per eventuali orari le decisioni verranno prese ad un tavolo di coordinamento». 

 

 

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