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Bancomat, "non ce l'ho": scatta l'inferno, cosa è successo in questa gelateria

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Daniela Mastromattei
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Fa impressione pagare un caffè con il bancomat o la carta di credito, perché mette in discussione quel rapporto segreto che ognuno di noi ha con il denaro, soprattutto con le monete. C’è chi non si abituerà mai e chi non aspettava altro. Dallo scorso 30 giugno è un diritto per tutti i clienti. E un dovere per tutti i venditori di prodotti e servizi. In realtà, nulla di nuovo. Il Pos, il dispositivo che accetta i pagamenti elettronici, è obbligatorio da giugno 2014. Di fatto, però, il provvedimento è diventato operativo solo recentemente con l’introduzione di una multa per chi non accetta i pagamenti con tessera magnetica. E scattano le prime sanzioni. Il titolare di una gelateria è stato appena multato perché ha rifiutato il pagamento di 20 euro col bancomat a un cliente che aveva ordinato cioccolato, crema e pistacchio. Si tratterebbe della prima sanzione a Brogliano in provincia di Vicenza (e in tutto il Veneto) per la mancata accettazione di pagamento elettronico da quando sono state introdotte le nuove misure di legge. A contestare la violazione la Guardia di Finanza di Arzignano che ha immediatamente inviato una squadra nella gelateria, dopo la chiamata del cliente al 117 riferendo alla sala operativa del comando provinciale delle fiamme gialle che non gli era stato permesso di strisciare la carta per pagare il suo gelato. I finanzieri hanno trasmesso il rapporto al prefetto di Vicenza. Ed ecco la sanzione amministrativa: 30 euro, a cui va aggiunto il 4 per cento di 20 euro, in questo caso, ovvero del valore del pagamento rifiutato con Pos.

 

 

 

NIENTE SCONTI

La gelataia dovrà pagare 38 euro complessivi e non potrà approfittare di nessuno sconto. Con l’ultima normativa il consumatore ha il diritto di scegliere liberamente come pagare, che sia con contanti o con modalità digitale, quindi bancomat carta di credito o con prepagata. Poteva essere giustificato il titolare della gelateria se avesse avuto evidenti problemi di connessione o malfunzionamenti tecnici ai suoi dispositivi, ma non era questo il caso, come appurato dai finanzieri. La legge stabilisce una soglia minima a partire dalla quale il negoziante non può rifiutare un pagamento con carta, indipendentemente dalla sua tipologia (carta di debito, di credito o prepagata). Mentre in passato tale soglia era fissata a 30 euro (Legge di Stabilità 2016), nella Legge di Bilancio 2020 l’importo è stato abbassato a 5 euro, cioè ai confini del micro-pagamento. Il titolare di un’attività commerciale o professionale può dunque rifiutare pagamenti elettronici per spese fino a 4,99 euro. Come prima conseguenza, da Nord a Sud, un po’ in tutta Italia, sono finalmente spariti i tipici cartelli che indicavano “non si accettano pagamenti bancomat” o “bancomat solo a partire da euro...”.

 

 

 

I FURBETTI

Tuttavia dal Codacons arriva l’allarme “furbetti”: in tutta Italia, senza distinzioni, prima dell’arrivo delle sanzioni alcuni commercianti pur possedendo il Pos, impedivano spesso e volentieri ai clienti di pagare con moneta elettronica. Facevano la voce grossa, pur di non pagare le commissioni. Ma adesso che le norme sono chiare e definite l’escamotage per evitare sanzioni si trova, purtroppo, mettendo ancora in difficoltà chi deve acquistare un determinato oggetto ed è sprovvisto di moneta. Ma vediamo come. «Le disposizioni - spiega l’associazione - escludono l’obbligo di pagamento con il Pos in caso di oggettiva impossibilità tecnica: il commerciante che dichiara di avere il dispositivo elettronico fuori uso (per un guasto tecnico o dichiarando che c’è un problema alla linea) non è passibile di sanzione (deve però essere in grado di dimostrarlo ndr). Non solo. Per essere in regola con la nuova norma, esercenti e professionisti potrebbero limitarsi ad accettare anche un unico circuito e una sola tipologia di carta di debito (per esempio il bancomat) e una sola di credito, restringendo così il diritto degli utenti a pagare con Pos». Insomma fatta la legge, trovato l’inganno. 

 

 

 

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