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Barbara Capovani, chi difende il killer: "Fango, lo tuteliamo noi"

Claudia Osmetti
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Sono solo poche righe che rimbalzano, su internet, per metà pomeriggio. «Chi ha aggredito la psichiatra della Toscana è un utente conosciuto qui su Facebook. Il gruppo farà qualcosa per tutelarlo, e per far emergere finalmente, coi media che lo infangano, gli abusi perpetrati dalla psichiatra, oppure anche questo capro espiratorio verrà ignorato dal movimento anti-psichiatrico italiano?». “Il gruppo” è la pagina social Mat in Italy, creata (lo specificano gli stessi amministratori) «allo scopo di condividere esperienze e informazioni riguardanti il mondo della psichiatria», e il commento è un post che viene (quasi immediatamente) rimosso. Epperò qualcuno fa in tempo a fotografarlo, così diventa un caso. Perché Barbara Capovani, la dottoressa di 55 anni di Pisa, è morta da nemmeno una settimana, uccisa a colpi di spranga da un suo ex paziente, Gianluca Paul Seung, e anche perché, sulla vicenda, è stato detto di tutto. Si è discusso sulla legge Basaglia, si è discusso sulla (in)sicurezza dei medici, si è discusso persino sul complottismo no-vax.

Che c’entra (eccome, se c’entra) perché Seung è uno di quelli che «il vaccino è un veleno creato dalla Cia che uccide dopo sei mesi» (parole sue, scritte in un commento, sempre su Facebook, sulla pagina Associazione Adup. Ne sa qualcosa il virologo Matteo Bassetti, il direttore della clinica di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, che, per aver chiesto pubblicamente «maggiori tutele ai continui attacchi violenti» che subiscono i camici bianchi d’Italia ogni giorno, si è ritrovato sommerso da minacce neanche tanto velate. «Preparati, perché prima o poi capiterà anche a te», si legge sul canale Telegram RadioGregInfoChat; «Il tele-virologo sgomita per rimanere in tendenza e arriva a sfruttare l’omicidio di Pisa per suggerire tendenziosamente un’associazione implicita tra l’aggressione avvenuta e il fatto che l’omicida fosse, almeno sostiene lui, un no-vax», rimbotta un altro canale (GiubbeRosse); mentre un terzo (Consenso disinformato), poco dopo la morte di Capovani, rilancia con un articolo, tra l’altro del 2014, dal titolo più che esplicativo: «Psichiatria, solo i pecoroni sarebbero “sani”».

 

 

Su Mat in Italy, invece, c’è chi sostiene (la carrellata la mette insieme il quotidiano on-line Open) che «qui molti infiltrati tengono la parte agli psichiatri, agli operatori, alle forze dell’ordine» e chi si lamenta perché «spesso si tace sui gravi crimini degli psichiatri e anzi, li si giustifica» e anche chi, vai a capire il motivo, se la prende coi giudici che «sono solo dei venduti». $ il mondo dei social, lo sappiamo: ci puoi trovare la qualunque. Va bene il dissenso e va bene pure la critica, ma i fatti (in questo triste, tristissimo episodio) sono altri. Sono che Capovani, una notte di fine aprile, si è ritrovata da sola, in strada, con Seung e lui l’ha aggredita colpendola a morte. Sono che non è servita a niente (purtroppo) l’operazione d’urgenza, il tutto-per-tutto tentato fino all’ultimo. Sono che, a Torre del lago Puccini, in paesino della Versilia in cui abitava il 35enne, gli abitanti restano sgomenti e increduli, dopo che l’hanno visto portato via dalla polizia, fermato con l’uso dello spray al peperoncino perché (ancora) opponeva resistenza. Sono che, pure, le avvisaglie c’erano.

«È vero», commenta Antonio Tedeschi, che a Torre del lago faceva il medico di famiglia (ora è in pensione), «che troppo spesso i medici, gli operatori sanitari sono lasciati a loro stessi senza una tutela adeguata e una vicinanza delle istituzioni. $ il momento di dire basta e ricordarsi che occorrono strutture adeguate per impedire che soggetti con patologie psichiatriche possano fat male ai professionisti che di loro si occupano». Alle parole di Tedeschi, alcuni residenti aggiungono che Seung fosse «una bomba a orologeria»: non ha mai terminato gli studi, i primi segnali di disagio li aveva dati quando era ancora adolescente, è finito spesso in ospedale per un Tuo (un Trattamento sanitario obbligatorio), cercavano tutti di assecondarlo per evitare l’irreparabile e a qualcuno aveva anche confidato di essere un agente segreto. L’ordine dei medici di Firenze e Pisa sta organizzando, per il prossimo 3 maggio, una fiaccolata per ricordare Capovani. Il web (o meglio: una parte degli utenti del web), nel frattempo, si scaglia contro gli psichiatri. 

 

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