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Poste Italiane, scatta l'indagine sugli appalti digitali

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Repubblica ha portato alla luce un’inchiesta che la procura di Roma sta portando avanti su Poste Italiane. Trentasette persone - tra le quali spuntano dodici alti dirigenti e funzionari - risultano indagate a vario titolo per corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti e riciclaggio. Nel mirino degli inquirenti ci sono una serie di mazzette mascherate da consulenze a cinque zeri. Non solo soldi, anche regali di lusso e assunzioni in aziende private dei parenti di dipendenti pubblici corrotti. 

 

 

L’attenzione è su cinque appalti da decine di milioni di euro tra il 2016 e il 2021. Repubblica la definisce una indagine completa e in evoluzione, ma dal perimetro ben delineato: “Da una parte - si legge - c'è la Fincons spa, o delle società a lei vicine. Fincons si occupa di trasformazione digitale e si sarebbe mossa con due suoi dirigenti per avere informazioni sottobanco relative a due ‘accordi quadro’, uno per i servizi specialistici e l'altro per l'evoluzione del customer engagement. Le notizie riservate sui bandi erano merce preziosa per riuscire a vincere l’appalto”. 

 

 

Merce che, secondo la guardia di finanza, veniva pagata in diversi modi: “I figli di due dirigenti - scrive Repubblica - sarebbero stati assunti da dei partner della Fincons, una funzionaria avrebbe ricevuto un iPhone 12, due bottiglie di Amarone e soprattutto la promessa di esercitare pressione su un dirigente di prima fascia di Poste affinché la promuovesse. Si tratta di un alto dirigente, per i pm, a libro paga di Fincons che negli anni avrebbe ottenuto numerosi regali, come cellulari e servizi di argenteria e di porcellana Hermes”. 

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