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La 13enne a letto col fidanzato? La legge è una cosa, la vita è un'altra

Simona Bertuzzi
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Da mamma non l’avrei mai fatto. Non avrei mai consentito che mia figlia tredicenne dormisse con un ragazzo di 19. Le avrei detto che non è quello il modo di approcciare la vita, che le storie anche le più belle devono seguire il loro corso. E non si diventa adulti semplicemente perché si fa l’amore con un grande. Una legge giusta – e meno male che c’è – dice che è reato avere rapporti sessuali con un minorenne e che è perseguibile la madre che non si oppone e non pondera le conseguenze. Poi però mi interrogo su quella ragazzina diventata mamma mille anni prima di noi donne moderne illuminate e in carriera. Costretta a indossare i pantaloni premaman mentre le compagne sostenevano l’esame di terza media. E poi a subire gli sguardi dei prof, i commentini sul sagrato della chiesa, le risate che feriscono, il compatimento dei vicini.

 

 

Questa adolescente è andata avanti con la sua pancia che cresceva e sgretolava tutte le tappe. E davanti al giudice che le chiedeva conto di quell’amore adulto con un ragazzo più grande e del frutto nato dalla loro relazione ha detto la frase più bella: «Sono una mamma felice e innamorata!». Quante donne non riescono ad esserlo neanche dopo averci provato mille anni. Se poi la felicità è l’assunto di ogni vita, come è possibile che essa finisca a processo vivisezionata e indagata, ridotta a dettagli torbidi, e lenzuolate lascive squadernate davanti a un’aula di tribunale? E' vero. Usare il grimaldello della felicità per dire che questo caso è diverso dagli altri rischia di creare un precedente pericoloso e mettere in discussione quei fatti in cui la giovane è realmente vittima e l’aggressore un abbietto violentatore. Epperò la vita è fatta di persone, circostanze, situazioni non sempre esauribili in un insieme di leggi e regolamenti. E non tutto può essere spiegato con la forza e il peso del codice penale. Anche quando si giudica un ladro o un assassino si considerano il contesto, le circostanze, la fragilità o il sentimento con cui è stato sferrato il colpo letale.

 

 

Per quello che ci dicono le cronache attorno a questa 13enne non c’erano degrado familiare e sociale. Soprattutto non c’è stata violenza o sesso rubato, bensì amore: prematuro, impetuoso, irrazionale persino fuori da qualunque regola del buonsenso e del vivere comune ma comunque amore. Senza contare che un processo a 15 anni è una ferita che non si rimargina. Immaginatevi lei: la vita stravolta da una gravidanza, il compagno sul banco degli imputati con la croce addosso che nessuno gli caverà mai e l’impossibilità di crescere suo figlio; la mamma che non l’ha fermata accusata della colpa più brutta. Che poi le mamme... C’è una generazione di madri che ha mandato all’aria anni di predicozzi, ammonimenti e morale cattolica per stare al passo di figli che crescono rapidissimi e fagocitano tutto. Compreso l’amore e il diventare adulti... Difficilissimo fare il genitore. Tanto arduo che si vacilla, si cade e si ricomincia da capo sopraffatti dall’amore. Ma cosa c’è di più bello di una figlia che sorride e di un bimbo che nasce?

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