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Giulia Cecchettin, perché il dramma è doppio: l'odio contro i genitori di Filippo

Giordano Tedoldi
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Seguiamo con il fiato sospeso la vicenda dei due ragazzi scomparsi da sabato scorso, Giulia Cecchettin e Filippo Turetta. Le cronache hanno scandagliato tutto il possibile della loro vita, il loro incontro sui banchi dell’università, l’amicizia, poi la relazione, quindi Giulia che avverte un disagio perché non è Filippo l’uomo con cui vuole passare la sua vita, quindi la decisione di troncare la relazione ma in modo tranquillo, senza rancore né traumi, rimanendo amici. Segue un periodo, apparentemente tranquillo, in cui i due ex fidanzati hanno continuato a vedersi, ma Giulia era molto impegnata con la sua tesi di laurea (avrebbe dovuto discuterla ieri e l’università di Padova, in occasione della sessione, ha ricordato la sua laureanda scomparsa, con l’auspicio di rivederla presto, così che possa coronare la conclusione degli studi), mentre Filippo era più indietro con gli esami, e allora il ragazzo cominciava a sentirsi evitato, poi l’ultimo incontro in cui sono stati visti insieme, una cena e poi un litigio, le urla di lei, lui che la trattiene in auto e parte.

BRUTALITÀ SOCIAL
Da allora, nessuna notizia di loro, solo un ultimo avvistamento della macchina di Filippo, apparentemente diretto al confine con l’Austria. Ogni giorno che passa l’angoscia aumenta e deve essere durissima per i genitori dei ragazzi. Il padre di Giulia, Gino, mantiene una compostezza ammirabile, con i giornalisti pesa le parole, non azzarda conclusioni e non biasima né accusa nessuno, anche se, visto il frangente, sarebbe umanamente comprensibile se lo facesse. La sorella di Giulia, con il temperamento più appassionato della gioventù, ha invece parlato della gelosia di Filippo, della sua sgradevole tendenza a controllare il cellulare di Giulia, tanto che questa, in presenza del ragazzo, doveva tenerlo nascosto in borsa finché non tornava a casa perché lui «se vedeva qualcosa si arrabbiava». La tensione in aumento a ogni nuovo giorno in cui i ragazzi non danno segni di sé, sembrerebbe avere incrinato anche i rapporti tra i loro genitori che, in un primo tempo, agivano uniti per dare impulso alle ricerche.

 

 

Ma adesso, senza scompostezze né trascendere, emerge una differenziazione, se si vuole anche creata o comunque amplificata dai media: Filippo, il mostro geloso; Giulia, vittima della sua bontà e disponibilità verso le angosce dell’ex da lei lasciato. Non è questo schema che ci interessa discutere o smontare, ma il pensiero, invece, va alla famiglia proprio di Filippo. Non per fare confronti assurdi tra chi, in queste drammatiche ore, stia patendo di più, ma per dedicare un pensiero di vicinanza anche a coloro che, sui social, con la brutalità tipica di quella comunicazione impulsiva, sono già stati giudicati e condannati in quanto cattivi educatori di un figlio degenere. Allora sarà il caso di tenere bene a mente che, in tutta questa vicenda, vittime sono anche i genitori dei ragazzi: qualunque cosa sia successa, l’ansia di non avere notizie dei figli da cinque giorni non può che essere orribile.

OBIETTIVO SBAGLIATO
Solo degli irresponsabili possono puntare il dito accusatore contro la famiglia di Filippo che, lo ricordiamo, è un ragazzo maggiorenne, e più che mai a ventidue anni i rimproveri e gli ammonimenti di una madre o un padre rischiano di cadere nel vuoto. Ma questa di prendersela con i genitori di Filippo, in fondo, non è altro che l’antica logica del capro espiatorio. Si scaricano i brutti pensieri e le proprie angosce su un soggetto idoneo a sopportarle. Solo che stavolta l’obiettivo è sbagliato: le famiglie non hanno colpe, non hanno questa onnipotenza di controllare le azioni dei figli ormai grandi, anzi, spesso ne portano tutte le croci, soffrendo due volte: per il destino dei figli, e per il giudizio ingiusto e privo di compassione dell’opinione pubblica rozza.

 

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