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Giulia Cecchettin e Filippo, "non hanno ascoltato il padre": l'accusa è pesantissima

Simona Pletto
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In Veneto si sono persi due ragazzi, svaniti nel nulla. Ma si sono perse anche ore preziose per le indagini, per ritrovare Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, scomparsi sabato sera da Vigonovo (Venezia). Poche ore dopo il padre della ragazza, che sapeva che la figlia era uscita di casa attorno alle 18 insieme all’ex fidanzato, non vedendola rincasare, aveva varcato la soglia dei carabinieri dicendo: «Sono fortemente preoccupato per l’incolumità di mia figlia. Non tarda mai, né si rende così irreperibile per ore». Nonostante la manifestata ansia del papà, i carabinieri hanno deciso di aprire una pratica per “allontanamento volontario”, anziché per “scomparsa come conseguenza di altro delitto”. 

«Questo tipo di denuncia, come spesso accade in casi di persone scomparse», spiega Stefano Tigani, avvocato di Gino Cecchettin, padre di Giulia, «avrebbe permesso di far scattare immediatamente le indagini a 360 gradi e non si sarebbe perso tempo prezioso.

Invece oggi siamo tutti qui a chiederci come sia possibile che con tanti mezzi tecnologici a disposizione, non si trovino ancora due ragazzi in giro in auto da quasi una settimana. Ma ora non è il momento di polemiche. Occorre trovarli. Il padre di Giulia è distrutto». Il suo volto teso lo si vede quasi tutti i giorni in tv, per inviare appelli, per chiedere a Filippo di riportare a casa sua figlia. «Oggi Giulia avrebbe dovuto laurearsi», ha detto ieri affranto Gino, «avrei dovuto essere lì con lei a festeggiare, invece...». Mentre il rettore dell’Università di Padova dedicava un pensiero a Giulia «... sperando di rivederla presto», la sorella Elena metteva tre nastri rossi nel cancello della loro abitazione a Fossò.

«Ogni secondo che passa l’apprensione cresce», rimarca l’avvocato Tigani, «mala speranza di ritrovarli sani e salvi è ancora forte». Su un fatto la famiglia Cecchettin è certa, come rivela il legale: «Giulia è trattenuta contro la sua volontà. Il padre ha detto che lei non si sarebbe mai allontanata volontariamente».

 

L’APPUNTAMENTO
Filippo e Giulia sono stati visti sabato sera al centro commerciale “Nave de Vero” di Marghera (la ragazza voleva comprare un paio di scarpe per la laurea) e alle 20 hanno cenato al Mc Donald’s. Alle 22:43 Giulia ha mandato l’ultimo messaggio alla sorella Elena, per parlare di abiti. Sembrava tutto tranquillo. Quindici minuti dopo, il cellulare di Filippo è stato agganciato a una cella telefonica nell’area di Fossò, poco dopo un vicino di casa di Giulia ha raccontato di aver visto i due litigare animatamente in auto in un parcheggio non lontano dall’abitazione della ragazza. Alle 23.30 l’auto Fiat Punto nera di Filippo è stata ripresa da una telecamera di videosorveglianza nella zona industriale di Fossò, poi è stata immortalata nel Trevigiano, a Maserada sul Piave e a Vazzola. L’auto, sempre quella notte, è stata rilevata in Friuli e alle 9.07 a Ospitale, in provincia di Belluno. L’ultimo avvistamento sarebbe stato quello di domenica mattina. 

 

Mercoledì un’altra segnalazione a Candido, in Alto Adige, in direzione Austria. Questo avrebbe aperto una nuova pista battuta dagli investigatori in queste ultime ore. La Punto nera avrebbe fatto due passaggi nella zona di Zero Branco sulla strada Noalese. È stata fotografata dalle telecamere di controllo targa (quindi non è dato sapere chi fosse al volante).

Così ieri i sommozzatori hanno setacciato il fiume Zero. Ieri pomeriggio a Stigliano, comune di Santa Maria di Sala, nel veneziano, sono stati rinvenuti dei brandelli di stoffa sull’argine del fiume Muson (o di una canaletta limitrofa). I carabinieri li hanno subito repertati per capire se potessero appartenere a Giulia, anche se da un primo esame pare sia improbabile che appartengano a lei.

Per ricostruire quanto accaduto, sarà fondamentale l’esito degli esami del Dna delle due grandi chiazze di sangue trovate a Fossò, a qualche chilometro dalla casa di Giulia: ancora non si sa a chi appartengano. Gli inquirenti hanno in mano il Dna di Giulia, ricavato da suppellettili e indumenti. Sarà confrontato con quello delle tracce ematiche, nella speranza di non individuare una coincidenza.

IL COMPUTER
Mercoledì i carabinieri hanno chiesto alla famiglia Cecchettin altri supporti informatici che Giulia aveva in casa. «Non credo possano essere utili al loro ritrovamento», commenta ancora l’avvocato della famiglia Cecchettin. Sabato la 22enne, che l’anno prima aveva perso la madre e che è descritta da tutti come una bravissima ragazza, è uscita di casa con il suo computer e il cellulare. Ma entrambi i dispositivi da sabato sera non lasciano segnali. E mentre la prefettura di Venezia coordina le ricerche anche con sommozzatori nel Brenta per non lasciare nulla di intentato, i parenti di Giulia avanzano le prime ipotesi sul motivo di questa sparizione. «Pensiamo che Filippo non volesse questa laurea, non voleva vederla andare via, per questo l’ha presa», dice lo zio materno Andrea Camerotto. Versione confermata anche da Elisa, zia di Giulia: «Filippo non era contento che Giulia si laureasse perché temeva che si potesse allontanare da lui».

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