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Expo 2023, come hanno preso in giro Gualtieri: "Avevo le lettere in mano"

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Carta straccia. Le lettere di impegno firmate da numerosi ambasciatori, quelle su cui faceva affidamento il sindaco Roberto Gualtieri, non sono servite a nulla: l'Esposizione Universale del 2030 non si svolgerà a Roma, ma a Riad con buona pace di chi ci ha creduto fino all'ultimo. È deluso il primo cittadino della Capitale dall'esito della votazione che si è svolta ieri al Palais des Congrès d’Issy di Parigi. Pensava che l'Italia avesse almeno cinquanta voti, e invece no: anche Paesi considerati "amici" (uno su tutti l'Albania di Edi Rama) si sono espressi in favore dell'Arabia Saudita, accusata ora dal sindaco di aver portato avanti una campagna iperaggressiva.  "Avevamo delle lettere di impegno firmate da ambasciatori di Paesi che alla fine non ci hanno votato", si è sfogato Gualtieri con Repubblica parlando di accordi, intese sottobanco, strette di mano che hanno messo in discussione certezze che sembravano acquisite. 

 

 

"È stata una brutta sconfitta", ammette Gualtieri spiegando che ritiene insostenibili le modalità con cui è maturata. "Riad ha dilagato", puntualizza il sindaco con Repubblica. "Ha espresso una forza economica che ha reso questo Expo del tutto particolare". Continua il sindaco: "Siamo amareggiati, naturalmente. Il nostro progetto era molto bello, ma i rapporti di forza economici che sono stati espressi, come avevamo anche denunciato, hanno portato a un voto nettissimo, a una vittoria schiacciante di Riad". Repubblica ricorda che negli ultimi giorni, Gualtieri aveva parlato apertamente e in piena polemica di "petroldollari" e della campagna impostata dal principe ereditario Mohammad bin Salman Al Sa’ud. Tornare sul tema adesso viene naturale: "Tanti eventi internazionali stanno andando a colpi di risorse nel Golfo, noi avevamo segnalato questo problema. Oggi però è avvenuto e dobbiamo accettare sportivamente la sconfitta".

 

 

 

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