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Giulia Cecchettin, cosa stava facendo il padre Gino mentre Turetta la uccideva

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Due giorni dopo i funerali della figlia, Gino Cecchettin riavvolge il nastro, fa i conti col dolore. E riflette sulla sera in cui sua figlia, Giulia Cecchettin, è stata uccisa da Filippo Turetta. "Quella sera io dovevo andare a prendere Davide (l'altro suo figlio, ndr) in centro. Aspettando il momento mi sono addormentato qui, sul divano. Quando mi sono svegliato erano le undici e trequarti. Sono tornato e lei non c'era, ma non avevo alcuna ragione per preoccuparmi, capitava, il sabato sera. Non avevo sonno e mi sono messo, come eravamo d'accordo, a correggere la sua tesi. Le ho mandato uno screenshot di un errore e solo allora mi sono accorto che era l'una e quarantacinque. Ho pensato che la mattina dopo l'avrei rimproverata, ma quando mi sono alzato non c'era e da allora è cominciato tutto". 

Così Gino Cecchettin in un colloquio con il Corriere della Sera. E ancora, ricordando la figlia: "Tempo fa mi disse che lei si sarebbe laureata, ma poi avrebbe voluto fare una scuola di comics, era stata a un open day a Reggio Emilia. Aveva paura che ci rimanessi male, che fossi deluso. Il suo sogno, adesso, era diventare illustratrice. Le dissi che la vita va vissuta inseguendo le proprie passioni e che ero certo sarebbe diventata la migliore illustratrice del globo. Fu contenta e mi abbracciò. Leggeva molto, la sua passione era Jane Austen. Avrebbe voluto vivere in una di quelle casette ricoperte d'edera, svegliandosi nella brughiera. Lì sognava il suo futuro e la sua famiglia", ricorda con commozione.

 

"Vorrei preservare questa casa come la dimora di noi cinque - riprende Gino -. Il dolore ce l'ho dentro e mi accompagnerà. Ma ciò che mi preme ora è fare in modo che, finita l'emozione, non ci si torni ad assopire. Noi italiani siamo bravi ad avere slanci civili ma siamo anche capaci di dimenticare in fretta. Il rumore è il campanello che ogni mattina ci deve tenere svegli e farci chiedere cosa abbiamo fatto per far finire i femminicidi - ha sottolineato -. Quando ho parlato di un impegno civico ho voluto dire che, con una Fondazione o in altro modo, io voglio dedicare la mia vita a far sì che non ci sia un'altra Giulia. Per me bisogna partire dall'educazione. La violenza non è un problema di altri", ha concluso.

 

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