Cucù, alle origini della parola che i perbenisti vogliono al posto di Gesù
Cucù, il verso del cuculo, è una parola di origine onomatopeica. Alla base c’è proprio il nome dell’uccello, dal latino cuculus, a sua volta allusivo al cu-cu dell’animale. Cuculus poteva anche significare ‘imbecille’ o ‘babbeo’ come l’antico italiano cucco, sopravvissuto – plausibile il riferimento sempre al cuculo – soltanto in alcune espressioni (era del cucco, vecchio – o antico – come il cucco).
In una scuola in provincia di Padova si è arrivati a rimpiazzare Gesù con cucù non in un testo di preghiera, ma in una innocua canzonetta natalizia, per l’ennesimo cedimento agli eccessi di un politicamente corretto espressione di un puritanesimo e di un perbenismo che hanno ormai raggiunto livelli insostenibili. Di questo passo, con tanti che provano sempre più spesso imbarazzo anche nell’augurare Buon Natale ad amici e parenti vicini e lontani, scomparirà dalle scuole di ogni ordine e grado qualunque canto natalizio in odore di un monoculturalismo, di ovvia marca occidentale, supposto nemico dell’integrazione, dell’inclusione, del dialogo fra le diverse fedi e le diverse civiltà. Si potrebbe magari perfino arrivare a cancellare del tutto i festeggiamenti natalizi come nel 2015 provò a fare il dirigente scolastico di un istituto comprensivo di Rozzano (MI), poi costretto a tornare sui suoi passi dall’ondata di reazioni bipartisan al suo gesto.
Nel 2011 Alan Gribben, uno studioso dell’Auburn University di Montgomery, ha curato per l’editore NewSouth una nuova versione delle Adventures of Huckleberry Finn di Mark Twain espungendo dal testo originale, oltre a injun (alterazione spregiativa di Indian, per indicare un nativo americano), le decine di nigger presenti nell’originale e sostituendole con slave. È appena un altro degli infiniti esempi che potrei portare degli effetti di una cancel culture (“cultura della cancellazione”) la cui mannaia scende sempre più implacabile, giorno dopo giorno, su ogni cosa possa recare disturbo o turbamento a un moralismo, cieco e forsennato, che si abbatte come una moderna Inquisizione su chiunque si opponga o faccia resistenza al “pensiero unico” o al “nuovo ordine (etico) mondiale”.