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Monfalcone, Gesù bambino distrutto e presepe sfregiato

Claudia Osmetti
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 Dire “distrutto” non rende l’idea. Ci sono dieci pezzi almeno per i capelli, un braccino è amputato, il volto è staccato. Forse è stato decapitato, forse è stato fatto esplodere da un petardo: di sicuro qualcuno (chi, ancora, non si sa: ma sono in corso le indagini) ha voluto rovinare il presepe e si è accanito sul suo personaggio principale, il bambin Gesù. Monfalcone. Quella Monfalcone in provincia di Gorizia, in Friuli Venezia Giulia. Quella Monfalcone che, allo scoppio del conflitto mediorientale iniziato con il pogrom di Hamas nel sud di Israele a inizio ottobre del 2023, si è riempita di musulmani che gridavano, in piazza, per la strada, come se niente fosse: «Allah Akbar», Dio è grande. Quella Monfalcone che, manco una settimana fa, era l’antivigilia di Natale, si è riempita, di nuovo, con almeno 8mila persona, quasi tutte islamiche, in un corteo pacifico ma contro, contro la sindaca (della Lega) che aveva provato a dire epperò-non-si-fa.

Ecco, Monfalcone. Il primo dell’anno. Il suo presepe, in piazza della Repubblica, centro del centro. Col bambinello fatto a pezzi, un occhio staccato, la chioma pure, il fascino separato dal corpo. Uno sfregio. In piena regola, eseguito quasi a opera d’arte, da ignoti perché questo non è il momento di puntare dita o sobillare complotti, forse è solo una bravata da ragazzini, uno scherzo da ubriachi, la notte di capodanno, dopo i fuochi, dopo i bagordi, dopo il brindisino. Vai a sapere. Quello che è certo è che domenica sera e anche nelle prime ore di lunedì, il bambin Gesù di Monfalcone era dove doveva essere: nella mangiatoia del presepe in piazza, Maria da una parte e Giuseppe dall’altra.

 

 

 

Lo hanno inquadrato le videocamere di sorveglianza del Comune. Poi no. Poi è sparito. E all’alba, intorno alle sei, è stato ritrovato così, maciullato, rotto, distrutto. «Mi hanno avvertito alle sette», racconta Anna Maria Cisint, che è quella sindaca (della Lega) che s’è già fatta sentire, che ha già detto la sua e per la sua città: «Ho attivato immediatamente la polizia locale e lo abbiamo trovato nella cassetta di Babbo Natale». Di intero non c’era niente. «Stiamo facendo tutte le indagini», continua Cisint, «ritengo questo un atto di una gravità inaudita e di una viltà estrema. Stiamo facendo le verifiche con tutte le telecamere della zona». Non è una che sta ferma o che si lascia intimorire, Cisint. E infatti non ha solo allertato i vigili della municipale, ha già sporto regolare «denuncia contro ignoti» ed è pronta ad andare fino in fondo. «Trovo», chiosa, «che questo atto sia ancora più negativo per il periodo in cui è stato compiuto. Attendiamo ci capire meglio e, dalle indagini, aspettiamo di sapere chi sono i responsabili».

Eppure non c’è solo Monfalcone. Eppure c’è una lista lunga, lunghissima, di presepi danneggiati e statuette spaccate apposta (mica per sbaglio) per una sbriffonata tra amici o solo così, per vedere-di-nascosto-l’effetto-che-fa. A Castellone, in provincia di Pavia, quattro giorni fa: lo stesso. Il parroco ha denunciato ai carabinieri, Gesù bambino è stato riparato, ma non era nemmeno la prima volta che succedeva, in quel Paesino di neanche 10mila anime della bassa Lombardia: storia fotocopia nel 2018, coi vandali acciuffati nell’arco di poco tempo. A Magenta, nel Milanese, qualcuno ha decapitato il bambinello sul sagrato della chiesa di San Rocco, a inizio dicembre. Gli hanno anche staccato una delle due braccia. A Flumeri, Avellino, poco dopo Santo Stefano altri ignoti hanno spezzato le gambe del bambin Gesù che era adagiato sulla mangiatoia.

 

 

 

IL CASO FRANCESE

In Francia, a Frénouville, che è un piccolo municipio del Calvados, in Normadia, il bambinello l’hanno proprio rapito ed è scoppiato un caso, tra chi ha pensato allo scherzo e chi all’atto doloso. Padre Morand, il prete di Frénouville, un po’ come Cisint a Monfalcone, ieri mattina s’è svegliato e ha trovato la culla in mezzo al fieno vuota. «Chiediamo a chi lo ha preso di rimetterlo gentilmente a posto», ha scritto sui social, aggiungendo che i suoi fedeli «sono un po’ scioccati» e provando a riderci su: «È meglio se lo troviamo, ma non è insostituibile. Non è un pezzo da collezione». Come a dire, il riscatto, la canonica di Frénouville non è disposta a pagarlo. Su internet si sono moltiplicati gli appelli, le condivisioni e le richieste per riavere il bambinello «affinché il presepe sia di nuovo completo per l’Epifania». Ma, intanto, nella mangiatoia non c’è. 

 

 

 

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