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Anica Panfile, svolta nel giallo di Treviso: arrestato l'ex datore di lavoro

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Ci sono voluti otto mesi per la svolta nelle indagini sull'omicidio di Anica Panfile, trenta anni, trovata cadavere nel fiume Piave a Spresiano (Treviso) nel maggio scorso. Su provvediento della Procura è stato oggi portato dietro le sbarre Franco Battaggia, 77enne di origini veneziane, commerciante di pesce ("il re del pesce di Treviso", lo chiamano) ed ex datore di lavoro della donna. Battaggia, già pezzo grosso della criminalità trevigiana, legato anche alla Mala del Brenta, è accusato di omicidio e tentata soppressione di cadavere aggravata. Era indagato dal giugno scorso nell'inchiesta sull'assassinio della donna di origini romene, madre di quattro figli. Secondo LaPresse ci sarebbe un movente passionale dietro la sua morte: la vittima e il 77enne avevano una relazione al momento della morte della donna. Dall’autopsia è inoltre emerso che la vittima presentava tracce da intossicazione da cocaina

Anica, ricorda Trevisotoday, era scomparsa il 18 maggio 2023. Nel pomeriggio la rumena si era fatta andare a prendere da Battaggia sul luogo di lavoro, a Treviso presso un mensa dell'Israa. Una occupazione che a lei piaceva tanto a cui era arrivata dopo l'impiego proprio nella pescheria dell'imprenditore. Secondo Battaggia alla Panfile doveva essere consegnato il Cud 2022 per la dichiarazione dei redditi. Così i due sarebbero andati in macchina fino all'abitazione dell'uomo ad Arcade. Battaglia, uscito di prigione nel 2011, dopo 21 anni di pena, si era allontanato dalla criminalità e aveva iniziato a gestire una pescheria di Spresiano, dove Anica Panfile aveva lavorato per circa 5 anni. Ai carabinieri Battaggia - ultimo ad averla vista da viva - aveva raccontato che la vittima aveva un debito di soldi e che lui l'aveva aiutata con 5mila euro. Fu quello il loro ultimo incontro e l'ultima volta in cui la 31enne fu vista viva.

Una versione, quella dell'imprenditore, con alle spalle una detenzione per l'omicidio di un uomo che avrebbe causato la morte di sua moglie, che subito non aveva convinto gli investigatori. Innanzitutto perché, tra le riprese delle video camere di sorveglianza di Arcade non c'era traccia della sua auto, che non avrebbe mai lasciato l'abitazione. Oltre al cellulare non è mai stata trovata traccia né del denaro che Anica avrebbe ricevuto da Battaggia né dei documenti fiscali che le sarebbe stati consegnati. Quello che sarebbe successo dentro all'abitazione del 77enne resta per ora un mistero.

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