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Fine vita, stop in Veneto? L'alternativa al dolore sono le cure palliative

Andrea Morigi
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Stop alla legge sul fine-vita in Veneto. Il dibattito tra Andrea Scaglia, favorevole al suicidio assistito, e Andrea Morigi, contrario al fine vita. Clicca qui per leggere il commento Andrea Scaglia

Accelerare la morte dei più deboli per risanare i bilanci. Per quanto la Corte Costituzionale abbia dichiarato (e l'Avvocatura di Stato lo abbia confermato) che legiferare sulla vita e sulla sua fine è estraneo alle competenze delle Regioni, perché è materia regolata dal diritto penale, un blocco di consiglieri del Veneto, invece di preoccuparsi di far funzionare la sanità, pensa ad abbattere il numero degli assistiti nel modo più semplice e barbaro: abbattendo gli assistiti. Avrebbero potuto ridurre il tempo d’attesa per gli esami diagnostici, invece hanno preso la scorciatoia: una ventina di giorni per terminare il paziente, terminale ma non incurabile. Magari invocando la libertà di scelta come se si trattasse di una scelta di civiltà.

Un’ipocrisia, perché il testo non riconosce nemmeno il diritto all’obiezione di coscienza per medici e sanitari. Il che equivale all’obbligo di somministrare l’eutanasia. Se i conti economici torneranno, sarà soltanto per l’accoglimento di numerose richieste di suicidio assistito. In realtà, la Regione sta coprendo un proprio fallimento come amministrazione pubblica perché la Consulta ha stabilito che per fare scattare le procedure va garantita l’alternativa delle cure palliative mentre il Veneto offre appena il 30% di copertura. Quel che non riesce alla politica, dovrà farlo la società civile. E proverà a farlo con il Care Day, una serie di seminari regionali su cure palliative e fine vita, che si svolgeranno a partire da domani in nove Regioni: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Toscana, Sicilia e Veneto.

 

 

 

L’obiettivo è costruire una sanità che consenta a tutti il diritto a non soffrire, creando un modello di azione. Gli organizzatori, gruppi cattolici raccolti sotto la sigla Ditelo sui Tetti, Pubblica Agenda Sussidiaria e Condivisa, propongono di non legare le cure palliative solo alla prossimità della morte, ma di coinvolgere efficacemente l’intero universo delle malattie cronico-evolutive, comprese tutte le malattie internistiche in fase evolutiva. L’alternativa alla cultura della morte e dell’abbandono c’è e consiste nell’offrire una priorità diversa e originale in tema di fine vita: la cura, che metta al centro dell’azione complessiva i malati e i fragili. 

 

 

 

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