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Villa Certosa, la Disneyland di Berlusconi con 126 stanze in vendita a 500 milioni

Villa Certosa

Salvatore Dama
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Chiude il parco giochi di Silvio. Secondo il Financial Times gli eredi Berlusconi hanno concordato la vendita di Villa Certosa per 500 milioni di euro. Le visite degli interessati (gente con conti a nove zeri) cominceranno questo mese. Non è un atto di blasfemia familiare - a più riprese il Cav, ancora in vita, aveva provato ad alienare -, ma un gesto di estremo realismo.

Mantenere la tenuta in Costa Smeralda è uno sforzo titanico anche per la Dynasty di Arcore. I costi del patrimonio immobiliare ereditato, che è in capo alla Idra spa, mungono soldi ai figli dell’ex premier. E si parla di più di 16 milioni all’anno tra manutenzione, utenze, tasse, personale. 

Dunque vendere. Non senza una lacrimuccia che scende. Perché la Certosa è stata la Disneyland di Silvio. Il luogo dove Berlusconi ha dato forma alla sua grandeur, alle sue passioni, alle sue manie e anche a qualche piccolo vizietto caduto in prescrizione. 

Ventisei stanze (di cui una, narra la leggenda, chiusa a chiave e riservata solo a Putin), 4500 metri quadrati calpestabili, 120 ettari di parco visitabili con i caddy elettrici. E ancora: i finti nuraghe, la pizzeria “da Silvio”, la gelateria con il registratore di cassa, i dolmen, le giostre, gli anfiteatri, i meteoriti di Orissa, le tombe fenicie, il cactus a forma di «cervello di Tremonti», la serra di farfalle, il vulcano fake, la ludoteca, piscine all’aperto, il centro fitness.

 

 

Un bunker sotterraneo antiatomico, scavato nella roccia per sfuggire agli attentati e avere, attraverso un tunnel, uno sbocco diretto al mare.

E gli ospiti, che ospiti: George W. Bush, Tony e Cherie Blair, Vladimir Putin, solo per citare i capi di Stato. Poi vertici politici e di governo. Questuanti al cancello. La canottiera di Umberto Bossi. Manager, jet-set, calciatori.

Vendere sì, ma a chi? In famiglia ci sono due precedenti. Nel 2004 la signora Veronica aveva ceduto, su procura del (futuro ex) marito, Villa Minerva al re della vodka Tariko Roustam. La residenza, situata a Punta Volpe, era stata valutata 14 milioni di euro. E la Lario aveva messo in conto all’acquirente russo anche mobilio e suppellettili. Scolapasta compreso.

In precedenza era stato Silvio in persona a vendere un’altra proprietà (Villa Tulipano) a “Mister alluminio” Vasily Anisimov. Stavolta a Porto Cervo. Ma sempre potendo fare leva su un biglietto da visita importante, l’amicizia con Putin. Un pass-partout, nel mondo degli oligarchi russi, che adesso non è più utilizzabile. E quindi la famiglia Berlusconi dovrà setacciare altri mercati, puntando alla “fresca” araba o statunitense. O, come riferisce il Financial Times, sperando in qualche gruppo alberghiero internazionale.

 

 

Il primo tentativo di vendita risale al 2010, dopo che il paparazzo Zappadu aveva violato l’intimità della villa, fotografando il premier cieco Topolanek con il birillo al vento. Silvio affida il mandato all’immobiliarista milanese Claudio Giuntoli. Prezzo: 450 milioni di euro. Si presentano cinque “farciti”: due russi, due principi arabi e un imprenditore londinese (sembra l’inizio di una barzelletta). Ma niente da fare. Il deal non si chiude. Anche perché il venditore è svogliato. Non vuole disfarsi di una proprietà che, comunque, ama profondamente.

La seconda voce si diffonde nel 2012. Stavolta l’acquirente sarebbe un ex capo di Stato, paese satellite dell’Urss. Pagamento in rubli. Per un corrispettivo di 470 milioni. Ma l’affare, per imprecisati motivi, non si chiude. Poi altri abboccamenti e altri flop: nel 2014 (con l’emiro del Qatar Tamim Al Thami) e nel 2015 (con un cinese: Poe Qui Ying, re del ginseng). Tant’è che alla fine il Cavaliere ci rinuncia. Ricomincia a investire e l’anno dopo spende sei milioni di euro per comprare altre due ville confinanti.

Poi arrivano gli anni del crepuscolo. Cesano Boscone, l’obbligo di dimora, il Covid (Silvio si rifugia in Provenza), le estati ‘21 e ‘22 passate tra un ricovero e l’altro. L’ultimo agosto “on fire” forse è quello 2018. Quando l’ex premier ospita in villa due festoni. Il primo con Quincy Jones, il produttore di Michael Jackson, e il secondo, a Ferragosto, con Edoardo Vianello (“Sia-a-mo i Watussi...”). E si arriva alle ultime malinconiche pagine di questa storia “smeralda”. Ultimo vertice politico: agosto 2022, con Matteo Salvini. Ultimo giro con le macchinine. Ultima eruzione del vulcano. Ultima pizza sfornata. Ultima canzone accompagnata dalla chitarra di Mariano Apicella. Ultime risate affidate al vento di scirocco. Sipario.

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