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Stupro di Catania, i dettagli sono atroci: "La testata alla porta, poi i calci"

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"Quando ci hanno accerchiati, a Villa Bellini, due hanno cominciato a toccarmi": la ragazza di 13 anni violentata da sette giovani egiziani a Catania il 30 gennaio lo avrebbe raccontato ai carabinieri. Poi avrebbe aggiunto: "Gli altri ci spingevano verso i bagni, il mio fidanzato ha provato a impedirlo. Gli ha pure detto: 'Vi regalo un power bank per ricaricare il telefonino, ma lasciateci stare'. È stato tutto inutile. Uno mi ha spinto verso il bagno, ero terrorizzata". Per gli aggressori, cinque maggiorenni e due minorenni, la procura distrettuale e la procura per i minorenni hanno chiesto la convalida dell’arresto e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Il racconto della ragazza, poi, sarebbe andato avanti: "Non riuscivo a parlare, gli dicevo di smettere. Cercavo di fermarlo, ma continuava a farmi male. E non riuscivo a urlare. Poi è arrivato anche un altro ragazzo". Il fidanzato, invece, che ha assisitito alla scena, avrebbe detto: "Mi strattonavano, mi spingevano per impedire di aiutare la mia ragazza. A un certo punto ho dato una testata contro una porta del bagno, per attirare l’attenzione di chi stava dentro, volevo che la lasciassero. Uno ha cominciato a darmi calci, mentre gli altri mi spingevano ancora". E ancora: "A un certo punto ho sentito la mia fidanzata gridare: 'Basta'. Ho iniziato ad agitarmi perché capivo che le stavano facendo del male, ma loro mi trattenevano ancora, mi spingevano, mi davano colpi e mi insultavano". Alla fine la ragazza è riuscita a liberarsi. 

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