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Napoli? Bella palestra di corpo, di spirito e di libertà primordiale

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Giovanni Longoni
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In 54 annidi esistenza da bergamasco ero sempre riuscito a evitare la visita a Napoli, anche solo per non dover scoprire di avere quello scandaloso feeling per la città partenopea di alcuni augusti miei concittadini: Torquato Tasso, Cosimo Fanzago, Gaetano Donizetti. Il feeling non ce l’ho, evidentemente non sono un genio orobico. Però Napoli, ora che l’ho brevemente visitata, offre svariati spunti alla riflessione, molto più che altre città della Penisola in cui la vita è rimasta soffocata sotto il peso del turismo. In particolare, torno da Napoli con tre segreti. Il primo riguarda la misconosciuta efficienza dei trasporti locali e non mi riferisco alla metropolitana. Napoli sarebbe la città ideale di Pietro Senaldi anche se lui non se ne rende conto. Dovete sapere che il nostro condirettore è il più fiero sostenitore dei diritti di automobilisti, motociclisti e perfino camionisti a scapito di quelli di tutti gli altri, soprattutto ciclisti e bipedi in monopattino.

Finora, da pedalatore snob avevo sempre ritenuto le sue teorie tanto pericolose quanto, fortunatamente, irrealizzabili. Invece è stato sufficiente un breve soggiorno sotto il Vesuvio per capire che il Senaldismo ha un futuro radioso. A Napoli l'automobile regna sovrana mentre la mobilità “green” è ridotta alla clandestinità, appannaggio ormai di un manipolo di sociopatici. Risultato: il traffico nel centro della città sembra il più scorrevole d’Italia. Nessun rispetto del codice della strada eppure per la salute del pedone c’è il massimo riguardo. Non è un caso che, se cerchi su Google “Napoli parchi”, vieni reindirizzato a “Napoli parking”. Senza dubbio certe cose possono essere migliorate. Per rendere perfetto il sistema propongo l’eliminazione dei pericolosi passaggipedonali e degli anacronistici semafori. Tutto si regoli da sé. Ah: perché non si tolgono anche i marciapiedi? No, essi hanno una precisa funzione sociale che vedremo più avanti.

 

 

STATO DI NATURA
Nella terza città italiana per numero di abitanti non ci sono norme né regole. L’assenza di leggi è la condizione che i filosofi, ai tempi in cui ce n’erano ancora, definivano dello stato di natura. Ma a sorpresa nella città senza leggi non si instaura la guerra di tutti contro tutti come riteneva Hobbes bensì si realizza lo stato di natura secondo Rousseau. L’uomo è nato libero e ovunque è incatenato al codice della strada. La civiltà rende l’uomo malvagio, senza leggi invece si scopre che è buono. O quantomeno gentile, rilassato, benevolo come un napoletano. Ma non è poi così vero che sotto il Vesuvio non ci siano leggi. È solo che, se le si reputa importanti, le norme, vanno sempre spiegate. Cartello visto all’aeroporto di Capodichino: «Vietato fumare perché i velivoli utilizzano carburante altamente infiammabile».

Secondo mistero: l’idea che si fa il polentone medio della “Terronia” è quella di una landa desolata in cui la popolazione si dedica orgogliosamente all’ozio. Ma Napoli? Come spiegare quel continuo formicolante allegro rumoroso ridicolo triste agitarsi? Quel bisogno di fare qualcosa, anche solo vendere rimedi contro il malocchio. Ovunque tu vada trovi negozi, boutique lussuose a Chiaia, pizzicagnoli alla Sanità. Pizzerie e mangiatoie ovunque. Tanti esercizi segnalano di essere in cerca di commessi. Insomma: perché Napoli non è il posto che produce più Pil in Italia? Forse non è altro che un’illusione ottica. La città continua a essere la capitale borbonica che accentra tutte le attività del Regno e una volta fuori dalla cerchia muraria non c’è più nulla.

 

 

TUTTI IN FORMA
Terzo mistero: il fisico. A Bergamo i bambini nascono biondi poi quasi tutti scuriscono per sembrare più italiani. A Napoli i bambini nascono paffuti, poi diventano grassocci, ingozzati come polli dalle madri. Ma dopo l’adolescenza quasi tutti cambiano aspetto e la popolazione in media sembra piuttosto in forma anche se prosegue a prediligere la buona tavola. Come si spiega? La verità si rivela dai piedi della gente: a Napoli come a New York tutti indossano scarpe da ginnastica per evitare ruzzoloni sul selciato sconnesso, messo peggio del basolato di Pompei. A questo servono i marciapiedi impraticabili: guai abolirli o sistemarli. Napoli è una palestra a cielo aperto, viverci allena il corpo e pure l'ingegno.

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