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Tolkien, così la mostra da record zittisce la sinistra

Lucia Esposito
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I numeri non mentono e mettono a fuoco la realtà a differenza dei pregiudizi che accecano e distorcono la visione delle cose. Per questo, leggendo dello straordinario successo - ottantamiladuecentoventisei persone tra il 15 novembre e l’11 febbraio- della mostra «Tolkien. Uomo, Professore, Autore» alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, ci chiediamo: e adesso? Che cosa diranno quelli che avevano urlato al fascismo e si erano scandalizzati perché il ministero della Cultura, in collaborazione con l’Università di Oxford, ha realizzato un’esposizione niente meno che sull’autore amato dalla premier e quindi- questo il ragionamento- inequivocabilmente una mostra di regime? Come reagirà il professor Tomaso Montanari che aveva sentenziato: «È la prima volta che si fauna mostra sull’autore preferito di un premier».


Come se Tolkien fosse un autore misconosciuto e non un gigante della letteratura, come se nessun altro a parte Giorgia Meloni avesse letto, studiato e apprezzzato il mondo fantastico dell’autore de “Il signore degli anelli”. «La mostra su Tolkien è stata uno straordinario successo di contenuti, sottolineato dalla grande partecipazione di pubblico, molti più visitatori di quanti vadano alla Galleria d’arte moderna e contemporanea. Il dibattito che si è sviluppato, anche da parte di chi ha inteso criticare la mostra, è stato altresì positivo perché quando si discute attorno alla letteratura è sempre un bene», ha detto soddisfatto il ministro della Cultura, Gennaro Sanguliano. «Di Tolkien restano infatti alcuni valori: la solidarietà, l’amicizia, la difesa della natura e soprattutto la salvaguardia dell’umano, dell’individuo con la sua spiritualità che un certo nichilismo vorrebbe cancellare», ha concluso.

Tutti quei maestrini che si considerano unici detentori del sapere si rassegnino: l’esposizione è diventata una tappa imprescindibile per le migliaia di appassionati dell’autore inglese. Rispetto alle altre grandi esposizioni (Oxoford nel 2018, Parigi nel 2020 e Milwaukee nel 2022)) che si erano concentrate su un aspetto particolare della produzione letteraria, questa italiana mette al centro la complessità di Tolkien. «L’idea è stata quella di mostrare come sia impossibile scindere il Tolkien uomo dal Tolkien professore e dal Tolkien autore», ha spiegato il curatore Oronzo Cilli. Una vera e propria immersione nell’universo dello scrittore attraverso un percorso ricco di manoscritti, memorabilia, autografi e opere d’arte ispirate alle visioni dell’autore.

Una mostra che da subito, aldilà delle critiche (o forse anche per quello) ha attratto i visitatori: tra il 15 novembre e il 14 dicembre aveva registrato già 28.045 visitatori nei 26 giorni di apertura al pubblico. Con un incremento di quasi 8mila unità rispetto allo stesso periodo del 2022, quando i visitatori furono 20.317. Dopo la prima tappa a Roma, l’esposizione aprirà al Palazzo Reale di Napoli dal 15 marzo al 30 giugno, successivamente arriverà a Torino e Catania. Ancora una volta, saranno i numeri a zittire tutti quelli che con il ditino puntato sono saliti subito in cattedra per bacchettare il ministro e la scelta di dedicare una mostra a Tolkien.

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