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Tutto il mondo è paese, anche alla toilette: il falso mito dell'Università per l'elite

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Ginevra Leganza
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È il remake dell’Amore in Italia o se preferite Comizi d’Amore al bagno. Tutto parte infatti da una toilette in Bocconi. E quindi dall’università più internazionale del Paese nostro che decide di dotarsi di bagni neutri: destinati non ai maschi, non alle femmine, ma all’interregno dei sessi (gender fluid). Niente di straordinario, direte voi. Si tratta infatti dei collaudati vasini che da anni esistono nelle università della California, del Connecticut, nelle accademie australiane... Dal 2019 persino nelle scuole di Reggio Emilia (della serie: tutto il mondo è paese, anzi paesone).

Ed ecco. Il fatto è che – letta la notizia – tre bocconiani han fatto esattamente quel che fanno o facevano i ragazzi di paese. E cioè quelli che Vitaliano Brancati chiamava “galli”. I tre hanno ironizzato così sulle cose sporche, ridacchiato sulle pudende. Perché i giovani pensano solo al sesso. Ivi incluso quello degli angeli. «Li puoi letteralmente usare (i bagni) per andare a trans», commenta il primo sui social. «Li userò, ma non per andare in bagno», scrive il secondo. E il terzo: «Può piacerti chiunque ma se hai il... resti un maschio e se hai la... resti una femmina. E vai nel bagno adatto» (per inciso: dopo che Libero ha dato la notizia, ieri il Corriere l’ha ripresa con quei fantastici puntini censori che son sempre cose del paese nostro). Comunque: commenti, intolleranze, gallismi. Risultato? Sospesi.

 

 

 

Ma in tutto questo, prima di venire al dunque, e cioè ai Comizi d’Amore al bagno, colpisce ancora un dettaglio: l’associazione che battaglia in difesa dei bagni neutri si chiama “Proletariato Bocconiano”. Pure nelle università americane, dopo i radical chic, spuntano adesso i “trustafariani” (da trust, fondo fiduciario, e rastafarian, la religione giamaicana di dreadlock e joint; tradotto: ricchi sciamannati che fanno appunto gli sciamannati coi soldi dei genitori). Cose interessanti. Ossimori. Ma è proprio da “Proletariato Bocconiano” che il nostro pensiero trasvola: dalla megalopoli alla provincia italiana. Così ci domandiamo, imitando Pasolini nel ’65 o Comencini nel ’78, cosa pensano oggi i figli dei proletari (quelli veri). I ragazzi e le ragazze di campagna, senza il trust. Il sangue di popolo, insomma.
Fra la Bocconi e l’UniCanicattì, c’è forse una differenza di percezione e giudizio sui grandi temi? Temi che nei Sessanta e Settanta erano aborto, prostituzione, divorzio e che oggi son bagni fluidi e uteri in affitto. Facciamo così una piccola ricerca, su internet e sul campo (con un pregiudizio di fondo, ammettiamo). I bagni fluidi saranno cose da ottimati, pensiamo, da oblomovisti russi o trustafariani statunitensi. Cose da giovani benestanti con poche difficoltà economiche. E invece. Invece scopriamo che è così eppure non è così. Che le cose sono, come dire, molto più fluide. Scopriamo che a poco a poco le cose mutano.

 

 

 

Nel 2018 Open pubblicava varie testimonianze di ragazzi da cui si capiva che c’era ancora un abisso fra la metropoli e le città. «A Trani non posso mica metterla la pelliccia», diceva un giovane queer scappato dalla Puglia come in un film di Ferzan Özpetek. «Milano è un luogo di libertà. Sarebbe bello se fosse così nel resto d’Italia», aggiungeva Martu (non è un refuso: la “U” di Martu è la “U” del neutro). Era il 2018, non una vita fa. Epperò già oggi s’ha come la sensazione che qualcosa sia cambiato (vedi i bagni di Reggio Emilia). Sicché ci rivolgiamo a una figura. Reale e mitologica insieme. È la nostra cugina di provincia – vox populi – che interpellata su uteri e neutri chiude la chiamata in mezza parola. «Non scendo in piazza», dice, «ma non sono contraria: è l’amore quello che conta». Ed ecco, lo dicevamo. Sarà che la grande provincia trentenne l’han nutrita Sanremo e la De Filippi – è l’amore che conta – ma tutto il mondo è paese, anzi paesone. E tutti i paesoni, oggi, aspirano al mondo. Qualcuno direbbe che vox populi non è più vox Dei ma vox inferi. Come che sia, campagne città e metropoli sono fluide anche loro, col neutro nel bagno e il queer nel tinello. 

 

 

 

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