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Roma, cento cartelloni contro il patriarcato islamico: la sfida di Susanna Ceccardi

Alessandro Gonzato
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«Pensi che l’imam di Centocelle ha detto che siamo noi italiani a discriminare le donne islamiche, e non gli uomini musulmani...». Per le strade di Roma ci sono cento cartelloni con la scritta “In Europa hai gli stessi diritti di tuo marito”. Sopra la scritta in italiano campeggia la traduzione in arabo. Sul lato destro, una donna velata, con sotto un messaggio accompagnato dal disegno di una mimosa: “8 marzo, festa di tutte le donne”. A comprare gli spazi, e a chiedere l’affissione, è stata l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi, tra i campioni di preferenze del partito e ricandidata il prossimo giugno. «Spesso la Festa della donna è retorica», dice a Libero, «invece io ho pensato di mandare un messaggio a chi molte volte è costretta a sottostare agli ordini del marito, a chi vive nelle nostre città ma è come se vivesse nelle capitali islamiche, senza la possibilità di lavorare e nei casi peggiori segregata in casa». Perché i manifesti proprio a Roma? «È un simbolo, volevo che il messaggio partisse dalla capitale, dove ha sede il Vaticano».

Breve parentesi: dalle donne alle bambine. È dell’altro giorno il caso dell’alunna di dieci anni che a Pordenone è arrivata in classe col niqab, il velo islamico che copre tutto il corpo e lascia scoperti solo gli occhi. La maestra appena l’ha vista ha chiesto di parlare coi genitori, i quali hanno acconsentito di toglierle il velo solo sul viso. Il caso singolo è rientrato, almeno in parte, ma in Friuli Venezia Giulia è riesplosa la questione. Il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, è partita all’attacco: «Il caso di questa bambina conferma che le mie denunce sul processo di islamizzazione in corso riguardano in maniera diffusa anche altre realtà italiane».

 

 

Torniamo all’iniziativa della Ceccardi. «In troppi non vogliono guardare il futuro, che è a due ore di aereo da qui e si chiama Bruxelles, dove da tempo ormai ci sono solo quartieri abitati esclusivamente da musulmani, dove vigono completamente le loro regole». I cartelloni rimarranno per Roma altri dieci giorni, ma l’eurodeputata leghista non esclude di rilanciare nelle prossime settimane: «Il tema è diventato centrale nella nostra società. Dobbiamo rivolgerci a chi dà per scontato di dover vivere in certe condizioni».

 

 

Ieri Ceccardi ha convocato una conferenza stampa a Montecitorio con la deputata leghista Laura Ravetto, responsabile Pari Opportunità del partito: «Le nostre concittadine musulmane devono sapere che se non vogliono, nessuno può obbligarle a stare chiuse in casa, a portare il velo o a farlo portare alle figlie, a non poter vedere nessuno che non siano i parenti stretti e a uscire solo per accompagnare i figli a scuola o andare a fare la spesa». E ancora, Ceccardi: «C’è chi ancora oggi considera la donna un essere inferiore, un oggetto utile solo ai fini riproduttivi e sotto controllo maschile». Tocca alla Ravetto: «Affermare che in Italia le donne hanno gli stessi diritti degli uomini può sembrare scontato, ma in realtà è un concetto che tante concittadine immigrate di prima o seconda generazione non hanno ancora potuto far proprio. Al tempo stesso questi manifesti ribadiscono che la Lega è in prima fila e non indietreggia di un passo sul tema della parità dei diritti tra uomo e donna». Seguiranno polemiche a sinistra. Si accoderanno altri imam?

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