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Troppi giovani lasciano la scuola: è un'emergenza

Roberto Formigoni
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Il dato è preoccupante, e va affrontato rapidamente e con decisione: sono quasi 500mila gli studenti che ogni anno lasciano gli studi prima del tempo, pur avendo in mano al massimo la licenza di terza media.

Sono oltre l’11% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, un fenomeno che è presente anche negli altri Paesi d’Europa, ma non in maniera così massiccia: solo la Spagna col 13,9% e la Germania col 12,2 fanno peggio di noi, la media dell’area euro è di poco superiore al 9%. Mezzo milione all’anno di giovani che abbandonano la loro formazione! Un esercito per un Paese come il nostro, in cui il tasso di natalità sta precipitando. E questa formazione non la recupereranno mai più, salvo rarissime eccezioni.

 

 

Non solo, ma di questi sono 55mila (dato del 2022) quelli che si trasferiscono all’estero. La dispersione scolastica e la fuga all’estero di tanti giovani sono una piaga educativa con un costo sociale spaventoso: infatti dobbiamo anche considerare che, rispetto agli altri Paesi europei nostri competitor, abbiamo un numero inferiore di diplomati e di laureati, soprattutto nelle materie tecnico-scientifiche. Se non recuperiamo il gap con i nostri competitor in tempi ragionevolmente brevi, corriamo il rischio di un impoverimento generale dell’Italia. Le cause che determinano la fuga dai banchi di scuola prima del tempo sono principalmente culturali, sociali ed economiche, e così la povertà educativa va di pari passo con quella economica. Gli studenti che provengono da ambienti socialmente svantaggiati hanno maggiori probabilità di abbandonare gli studi, e ovviamente le regioni maggiormente colpite sono quelle del Sud, con una media di dispersione scolastica superiore al 15%.

 

 

Scrivevo sopra che questo fenomeno ha un costo anche economico, infatti stanno venendo sempre più a mancare diplomati e ragazzi formati per impieghi qualificati, e il fatto è destinato ad aumentare. Le ricadute saranno sempre più pesanti per le imprese, che avranno sempre meno giovani da assumere per ruoli strategici, per cui occorre una formazione specifica. Secondo i dati diffusi da Unioncamere, il 48% delle assunzioni programmate dalle imprese per settembre e ottobre scorsi ha avuto forti difficoltà a trovare il personale adeguato. E si tratta di un dato che cresce spaventosamente, del 5% anno su anno dal 2020, e ancora di più per figure tecnico-ingenieristiche. Il governo sta lavorando per potenziare gli istituti tecnici professionali, e per collegarli nei programmi col mondo del lavoro. Bene! Ma la premier Meloni nel suo recente viaggio in Egitto ha anche posto le basi per la venuta in Italia a scopo lavorativo di ingegneri e tecnici specializzati egiziani. Occorre agire in fretta e su tutti i fronti. 

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