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Alessia Pifferi, sciopero della fame dopo l'ergastolo: "Non voglio più vivere"

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Alessia Pifferi, condannata in primo grado dalla Corte di Assise di Milano all'ergastolo per l'omicidio della figlia Diana di 18 mesi, è in sciopero della fame da almeno 24 ore. La 38enne, che si trova nel carcere di San Vittore, ha preso questa decisione otto giorni dopo la sentenza. In realtà, già nei giorni scorsi aveva detto che si sarebbe lasciata andare, volendosi "spegnere" come la figlioletta. Al suo avvocato, lo scorso 13 maggio, disse: "Non ho più voglia di vivere". 

"Sta malissimo, è distrutta - ha fatto sapere la legale Alessia Pontenani -. Non fa altro che piangere". La piccola Diana è morta di stenti dopo essere stata lasciata a casa da sola per sei giorni nel luglio del 2022. Una perizia psichiatrica eseguita durante il processo ha stabilito che al momento dei fatti la 38enne era capace di intendere e volere, anche se la difesa ha sempre sostenuto che è affetta da un "grave deficit cognitivo". Per questo è stata esclusa la possibilità per lei di un trasferimento nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova.

 

 

 

All'udienza di aprile la Pifferi disse di trovarsi in una situazione "umiliante e delicata": "In carcere mi trovo sempre chiusa in una cella, dove non posso fare niente. Più che letto e televisione...perché non mi fanno fare dei corsi, non mi fanno fare niente. Mi stava facendo uscire di testa questa cosa, mi sta mandando in depressione totale".

 

 

 

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