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Chico Forti, messaggio dei detenuti di Verona da brividi: "Innocente"

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Alessandro Dell'Orto
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Quando l’altro giorno nella sua casa di Trento durante il permesso speciale per incontrare la famiglia che non vedeva da 16 anni -, era lì, di fronte alla mamma Maria, Chico Forti ad un certo punto ha messo le mani in tasca e ha estratto un foglio scritto a mano, in stampatello. Ha guardato sua madre 96enne e le ha detto: «Guarda, questa è per te. È un regalo», e poi le ha mostrato una busta la cui intestazione diceva: «Per la grande roccia. (1 Giovanni 4:8) Chi non ama non ha conosciuto Dio. Perché Dio è amore. Da questa scrittura biblica si capisce l’amore morboso che suo figlio ha per lei».

Era una lettera scritta dai detenuti della sesta sezione del carcere di Verona, dove lui è rinchiuso da domenica scorsa dopo essere stato trasferito dal “Dade Correctional Institution” di Florida City. In fondo al foglio a quadretti 24 nomi e altrettante firme di ragazzi e uomini di tutte le età e molte nazionalità differenti, in testa un versetto del Vangelo: «Matteo 16:18 Gesù disse: tu Pietro, su questa roccia edificherò la mia congregazione e le porte della tomba non avranno la meglio su di essa». Poi il testo, emozionante, che Chico ha letto lentamente, a voce alta, a sua madre. «Con queste parole, signora, noi detenuti della sesta sezione, e se ci consente di definirla anche per noi la nostra mamma, sarà un grosso onore. Così come suo figlio Chico la definisce una grande roccia lo sarà per tutti noi detenuti». Poi la parte più diretta, sincera, che testimonia il grande affetto e la stima che, in sole poche ore, l’ex imprenditore ha conquistato anche a Verona. «Noi siamo chiusi in queste mura carcerarie perché abbiamo commesso qualche cosa contro la legge, ma suo figlio Chico rimarrà scritto nella storia per tutto quello che ha subìto affrontando un falso capo accusatorio non per un giorno, mese, un anno, ma bensì per 24 anni della miglior parte della sua vita».

 

 


Sì, anche loro rivendicano l’innocenza di Chico, accusato senza indizi, giudicato senza difesa e condannato all’ergastolo senza vere prove, e lo urlano come nel tempo hanno fatto- tra i tantissimi - pure il magistrato Ferdinando Imposimato (morto nel 2018), suo avvocato subito dopo la condanna («Questo è un caso sconvolgente, Chico è stato vittima non solo di un errore giudiziario, ma di un orrore giudiziario») e Bradley Pike, fratello della vittima («Hanno detto che l’assassino è lui, ma io non lo credo. E penso che sia anche solo ridicolo pensare che lui abbia pianificato l’omicidio: aveva troppo da perdere. È davvero un tragico errore»). E ancora. «È un onore averlo qui con noi - continua la lettera - e che serva da esempio per tutti i detenuti d’Italia che soffrono con l’esempio di suo figlio che ha combattuto come un leone per avere giustizia e dimostrando la sua innocenza. Lei in questa parte della vita di suo figlio è stato il perno principale, dandogli la forza di continuare a vivere per una giusta causa, mala cosa principale è l’amore che suo figlio ha per lei. Le promettiamo che noi combatteremo a fianco di suo figlio nel bene e nel male, per sempre, perché per la prima volta noi detenuti difendiamo un innocente. Grazie mamma, la grande roccia».

 

 

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