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Roma, scandalo al liceo: la lista delle ragazze "conquistate" appesa alle pareti. E la preside...

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Giordano Tedoldi
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Alcuni hanno scritto che volevano giocare ai Casanova, ai conquistatori, gli studenti dell’ultimo anno e dunque prossimi all’esame di maturità che, al liceo Visconti, rinomato istituto della Roma-bene (nel 2018 al centro di una polemica perché nella sua presentazione sul sito del ministero dell’Istruzione si insisteva sull’estrazione “medio-alta borghese” degli iscritti, specificando poi che “nessuno diversamente abile”) hanno affisso a una porta di una classe un singolare catalogo, non sappiamo se volontariamente o involontariamente imitativo di quello che Leporello, il servitore di Don Giovanni, snocciola alla sconcertata Donna Elvira, nel quale il suo padrone “mette in lista” tutte le sue conquiste. Su un foglio, i ragazzi hanno affiancato ai loro nomi quelli di tutte le ragazze con le quali hanno avuto rapporti, dal bacio passando a quelli più intimi.

Questi Don Giovanni o Casanova in erba, ai quali però i paragoni con quei leggendari personaggi fanno troppo onore, hanno irresponsabilmente avutola percezione che la loro trovata fosse soltanto uno scherzo, oppure sono talmente intrisi di senso d’impunità da non immaginare che qualcuno avrebbe reagito. Quel qualcuno è stato un professore che, avendo visto da giorni il foglio sulla porta che andava infittendosi di nomi, ha fatto la domanda più ovvia: ma che cavolo è questo? I responsabili, forse compiaciuti, glielo hanno detto, e il prof ha riferito alla preside. È scoppiato il putiferio e, a muoversi, ovviamente, è stato anche il collettivo delle studentesse del liceo, che sono le prime danneggiate – o vittime, purché alla parola si tolga l’inefficacia dovuta al suo abuso - di questa violenta cretinata.

 

 

 

Sono state tenute assemblee, annunciati provvedimenti, la preside, chissà perché, se l’è presa con la pandemia (è sempre colpa di qualcosa più grande di noi), i ragazzi scornati e rampognati hanno chiesto scusa, le ragazze hanno solidarizzato tra loro rivolgendo alle “elencate” un bel messaggio: «non siete sole» (forse le parole più sincere e benefiche pronunciate in tutta questa storia) dopodiché, probabilmente, non è parlando, come fa la preside, di “educazione emotiva” che si potranno evitare violenze di questo tipo.

Violenze, certo, perché nessun dubbio che non si tratta di scherzo o “goliardata” (come scrivono taluni con simpatia per gli anacronismi) ma di prepotenza, di sopruso. Cosa direbbero i maschi se le femmine pubblicassero analoghi cataloghi sul loro conto? Si potrebbe pensare che qualche fesso se ne inorgoglirebbe, ma alla fine si sentirebbero manipolati, usati, offesi. Se era ridicolo il bellimbusto che si atteggiava con il suo “non parlo delle mie conquiste” non è meglio il ragazzino testosteronico e spaccone che presume di avere un suo harem diconquiste e le mette nero su bianco nella scuola in cui studiano anche quelle ragazze.

 

 

 

Sarà colpa del patriarcato? Certamente, in questo caso. E di che altro? Cos’altro ha portato a considerare le donne passive, manipolabili, citabili a piacimento ai fini della propria vanesia pienezza di sé, e, in definitiva, sputtanabili? Strano che nei comunicati che abbiamo letto, comprese confuse e prolisse prese di posizioni di esponenti politici molto indignati, quando per una volta non sarebbe stato citato a capocchia, il termine “patriarcato” non compaia mai, ma è tutto un tripudio di buone intenzioni, di scuse, di educazioni affettive e di mannaggia al Covid che ci ha reso così orrendi.

Che poi il fatto sia accaduto nel liceo della Roma benestante, incide ma non più di tanto: sarebbe potuto accadere (e forse accade) anche altrove. Qui c’è quel pizzico di arroganza e impunità in più. Viene di concludere solo con un vecchio rimedio: aiutiamoli, questi ragazzi, a non essere così brutti, così sgraziati, così ottusi, così chiusi nel loro mondo di conquiste, vanterie e povertà umana. E come possiamo aiutarli? Con l’educazione emotiva della preside? Con l’educazione sessuale richiesta dalle ragazze, «assente nel progetto educativo ministeriale»? Va bene, proviamo. Ma forse la questione delle violenze adolescenziali, piccole, medie e grandi, come sosteneva lo scrittore Anthony Burgess, sirisolve, quando si risolve, solo in un modo: crescendo.

 

 

 

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