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Gli eco-attivisti contro il riso che non si ammala

 Risaia

Attilio Barbieri
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I fatti: nella notte fra giovedì e venerdì un commando di ecoterroristi ha distrutto il primo campo sperimentale in Italia di riso immune alle malattie grazie alle Tea, le Tecniche di evoluzione assistita che accelerano in laboratorio l’evoluzione naturale dei vegetali.

Le piantine di Ris8mo, grafia non immediata della denominazione Risottimo, messe a dimora alla metà di maggio galleggiavano ieri mattina nelle placide acque della risaia dove stavano crescendo. Il teatro dell’incursione è situato in Lomellina, a un tiro di schioppo dal Po, sponda sinistra, nel comune di Mezzana Bigli. Il proprietario delle risaie è Federico Radice Fossati che ha ospitato la prima sperimentazione italiana di un vegetale Tea.

Era il 13 maggio, nemmeno un mese e mezzo fa, quando Vittoria Brambilla, docente di botanica generale al Dipartimento di scienze agrarie e ambientali dell’Università Statale di Milano e a capo del progetto Ris8imo, con alcuni giovani ricercatori ha trapiantato le giovani piantine del riso Tea. Ero in quella risaia anch’io. «Il riso, che stiamo piantando», raccontava non senza nascondere un entusiasmo comunque percepibile, «appartiene alla varietà italiana dell’Arborio e presenta le varianti inattivate di tre geni che sono associati alla suscettibilità l brusone», aggiungeva la professoressa Brambilla , «varianti che potrebbero trovarsi anche con bassa frequenza in natura, ma noi le abbiamo inserite in modo preciso tramite le Tea». Quelle poche decine di piccole piante di riso avevano un’importanza straordinaria. «È un evento che equivale a una rivoluzione per i biotecnologi vegetali che si occupano di miglioramento genetico delle piante», diceva mentre con i suoi i suoi studenti le metteva a dimora. E in effetti quel che può apparire come un atto vandalico compiuto da qualche esaltato, assomiglia da vicino a un’operazione terroristica, la cui matrice affonda probabilmente nei gruppi che si riconoscono nel verbo «no-ogm». Fra l’altro il Ris8mo è frutto non delle tecniche di evoluzione assistita che prevedono l’inserimento di pezzi di Dna da piante della stessa specie.

 

Una tecnica che si definisce “cisgenesi” perché non utilizza Dna estraneo e per questo non dà origine a nuovi vegetali transgenici. L’Arborio sradicato la scorsa notte in Lomellina, si deve a quello che si definisce “editing genomico”, e che in questo caso prevede l’ablazione dei segmenti di Dna che innescano la sensibilità al brusone, un fungo capace di distruggere intere risaie. Dunque non c’è stata l’aggiunta di nessun carattere genetico. Nemmeno proveniente da un’altra varietà di riso. E nel campo sperimentale non c’era alcun vegetale Ogm. Ma questo è un dettaglio che gli eco-terroristi non devono nemmeno aver preso in considerazione. Ammesso che lo conoscessero e fossero in grado di comprenderne il significato.

Ha ragione l’assessore regionale all’Agricoltura della Lombardia, Alessandro Beduschi, che lo ha definito un «atto criminale», un gesto «che compromette una sperimentazione che per primi in Italia eravamo riusciti ad avviare con uno sforzo politico importante e unendo le migliori competenze scientifiche sulla materia. Non ci sono commenti per condannare il gesto di chi, pensando di distruggere un piccolo campo di 28 metri quadri, ha bloccato anni di studi che finalmente potevano essere applicati in concreto». Si è trattato di un intervento chirurgico contro la prima coltivazione sperimentale di un vegetale Tea in Italia. E di «gesto criminale» parla anche il senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato cui si deve il disco verde alle sperimentazioni italiana sulle Tea. Un gesto, rincara, che è «segno di profonda ignoranza, frutto anche di una propaganda distorta».

 

 

Fra l’altro i nuovi vegetali come quello sradicato la scorsa notte in Lomellina, oltre a riprodurre su una scala temporale brevissima le variazioni genetiche che possono avvenire in natura, hanno il pregio con la loro resistenza alle malattie, di poter azzerare quasi del tutto l’impiego di agrofarmaci. Uno degli obiettivi tanto cari ai massimalisti dell’ambiente ai profeti del Green deal europeo. Resistenza alle malattie, alla siccità e ai cambiamenti climatici: sui caratteri che con le Tecniche di evoluzione assistita si possono conferire ai nuovi vegetali si giocherà lo sviluppo di una nuova agricoltura più sostenibile e più rispettosa dell’ambiente.

Ma proprio a Mezzana Bigli era programmato per sabato 6 luglio, fra due settimane, un presidio «contro il primo campo di riso Ogm-Tea», recita il manifesto che promuove l’iniziativa, organizzata dal movimento “Resistenze al nanomondo”. «Vieni e poi costruiamo insieme la mobilitazione», declama ancora il manifesto, «contro l’agricoltura 4.0, contro ogni manipolazione genetica nei campi e nei corpi per l’indisponibilità del vivente al mondo laboratorio». E sui social media, da mesi, imperversa una campagna che si propone di contrastare proprio le Tea, identificate con gli Ogm classici, tuttora vietati, e con i quali invece non hanno nulla a che vedere. Ma come dimostra l’incursione compiuta nella notte fra giovedì e venerdì, questa opposizione strisciante all’innovazione in agricoltura è in grado di produrre ben altro rispetto alle consuete proteste online. Chi ha sradicato le piantine di Ris8mo ha dapprima neutralizzato la telecamera di sorveglianza, poi ha reciso con le cesoie da metallo la rete che proteggeva i 28 metri quadrati della coltivazione sperimentale. Infine ha strappato tutte le piantine. Un’incursione programmata che non ha nulla di estemporaneo. Chi l’ha compiuta l’aveva progettata nei dettagli.
 

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