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Confermato il sequestro del "tesoro" di Ciancimino in Abruzzo

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La Cassazione respinge il ricorso presentato dai prestanome abruzzesi di don Vito

Eleonora Crisafulli
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Confermato il sequestro del "tesoro" di Vito Ciancimino in Abruzzo. Lo ha deciso la Cassazione, respingendo il ricorso presentato dai prestanome abruzzesi, riciclatori del denaro dell'ex sindaco. Restano i sigilli quindi sul complesso immobiliare La Contea, realizzato con 1 milione e 610 mila euro investiti da Ciancimino, tramite le società Alba d'Oro e Sirco. La prima sezione penale, confermando l'ordinanza del tribunale del Riesame dell'Aquila del giugno 2009, ha evidenziato «l'emergere di ingentissimi investimenti ad opera della Sirco Spa, società collegata a Gianni Lapis che il tribunale di Palermo aveva accertato aver gestito somme appartenenti a Vito Ciancimino nella società Alba d'Oro». Inoltre «è emerso che tali investimenti non erano stati riportati nella contabilità della società Alba d'Oro e che vi furono invece annotati solo quando tale omissione sarebbe divenuta evidente con la nomina degli amministratori giudiziari della Sirco». La somma in questione fa riferimento a 1 milione e 610 mila euro conferiti all'Alba d'Oro e non è «giustificabile in relazione ai redditi degli indagati» tanto più che «gli stessi non avevano risorse per portare a termine le attività economiche intraprese». In pratica la società in questione «costituiva un tramite per fare confluire il denaro di Lapis e quindi il cosiddetto tesoro di Ciancimino».

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