Il coinquilino non voleva andarsene e così ha ucciso i padroni di casa

di Simona Plettomartedì 3 giugno 2025
Il coinquilino non voleva andarsene e così ha ucciso i padroni di casa
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Li hanno trovati in un lago di sangue: uno con la gola sgozzata, l’altro con una ferita alla pancia, eviscerato. La macabra scoperta è stata fatta ieri mattina verso le sei e mezza in un appartamento di un palazzo in Piazza dell’Unità, appena fuori dal centro storico di Bologna. È qui infatti che vivevano le due vittime, uccise barbaramente con la stessa arma da taglio. Si tratta di una coppia gay sposata civilmente dal 2023: il 50enne Luca Gombi e il 54enne Luca Monaldi. Insieme a loro viveva, dall’ottobre scorso, anche Gennaro Maffia, su cui gli inquirenti hanno fin da subito concentrato le ricerche. L’uomo, 48 anni, originario del Venezuela ma cittadino italiano, pare avesse avuto negli ultimi tempi alcuni contrasti con la coppia, decisa a vendere la casa per trasferirsi in campagna. Maffia, dunque, proprio per questa decisione, avrebbe dovuto lasciare la stanza concessa dalla coppia nella zona della Bolognina.

L’allarme è scattato intorno alle 8, quando la polizia è intervenuta sul posto a seguito di una chiamata di emergenza che segnalava una violenta lite. Un vicino di casa infatti ha udito delle urla e ha chiamato la polizia. Gli agenti accorsi sul posto ed entrati in casa si sono trovati davanti l’orribile scena. Le vittime erano in una pozza di sangue in soggiorno con evidenti ferite da arma da taglio. L’uomo di 54 anni, nato ad Arezzo, è stato sgozzato con un fendente alla gola, mentre l’altro, il 50enne, nato a Bologna, è stato eviscerato dopo una profonda ferita all’addome. I due cinquantenni, incensurati, erano una coppia descritta come riservata e solida. Convivevano da tempo nell’abitazione in cui sono stati uccisi. Sul luogo del delitto è accorsa anche la polizia scientifica che ha eseguito i rilievi del caso per cercare di ricostruire la dinamica dei fatti sulla scena del crimine.

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Non c’erano segni di infrazione, e questo ha subito escluso una aggressione a scopo di rapina. Sono stati ricostruiti gli ultimi spostamenti della coppia nelle ore precedenti al delitto. Inoltre, sono stati sequestrati i telefonini delle vittime, per far luce sugli ultimi dialoghi avvenuti in chat con il coinquilino, da subito risultato l primo sospettato del duplice delitto. Gli uomini della squadra mobile della questura di Bologna, hanno avviato subito le ricerche del coinquilino della coppia di coniugi, che da ieri mattina aveva fatto sparire le sue tracce. «Mio cugino aveva preso una camera in affitto con i due che sarebbero una coppia», ha dichiarato ieri uno dei parenti di Maffia che vivono a Bologna. «Era preoccupato – ha aggiunto il cugino, estraneo al delitto e sentito ieri in procura -, diceva che lo volevano ammazzare ma non so se aveva paura di loro. So che stavano vendendo la casa e volevano dargli la buona uscita per farlo andare via». Potrebbe essere stato questo il movente del duplice omicidio. Monaldi e Gombi, infatti, stavano vendendo casa e dovevano fare la stipula dal notaio proprio questa settimana. «A lui avevano promesso dei soldi per andarsene e lo avevo convinto ad accettare, ma non so cosa sia successo», ha raccontato ancora il cugino. Invece Maffia puntava a far arrivare la moglie dal Sudamerica.

Nel pomeriggio il 48enne è stato fermato dalla polizia all’aeroporto El Prat di Barcellona. Era appena sceso dall’aereo che aveva preso un paio di ore prima dall’aeroporto Marconi di Bologna. È stato rintracciato nella città spagnola dalla squadra mobile grazie all’attività investigativa coordinata dalla procura della Repubblica con il sostegno del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia. In tasca, aveva un biglietto per Caracas. Ora toccherà agli inquirenti capire se sussistano indizi concreti su una sua concreta responsabilità nella morte della coppia. Per ora, ciò che è emerso, è che i tre convivevano insieme da otto mesi e che poco tempo fa, i rapporti tra Maffia e i coniugi si sarebbero deteriorati, tanto da rendere necessario l’intervento delle forze dell’ordine che, in alcune occasioni, sono dovuti entrare nell’appartamento per riportare la calma tra i conviventi. Fino al drammatico epilogo del 2 giugno.

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