La cena, un’orgia, mettici (forse) della droga, e poi il filo digitale di Whatsapp dove ci si dice tutto (probabilmente troppo) e non ci si fa sfuggire mai niente, qualche foto piccante, qualche scatto rubato. Un notaio, un medico, un ristorante in una zona chic, una di quelle frequentate dalla società che conta. E alla fine un’inchiesta, vera, protocollata, per revenge porn: perché se da un lato la questione è sulla bocca di tutti (oh-ma-hai-sentito, secondo-te-chi-sono?, io-mi-sono-fatto-un’idea) dall’altro è pure una presunta violazione del Codice rosso che, in termini giuridici, proprio una bazzecola non è.
Genova. La multiculturale Genova. La metropoli che, di fronte a queste cose, diventa una cittadina di poco più di un mezzo milione di abitanti dove tutti sanno tutto, tutti conoscono tutti, e (sopra ogni cosa) tutti sparlano di tutto. Passo indietro di un mesetto, sono i primi di giugno. Un ristorante di Bogliasco organizza una cena privata: la cerchia invitata a tavola è ristretta e selezionata. Oltre ai due professionisti c’è il proprietario del locale (che è un imprenditore), c’è la sua compagna che serve in sala, ci sono altre persone tra cui una donna che non sa, non immagina, ciò che sta per succedere.
Bogliasco, orgia dopo la cena al ristorante: finisce in disgrazia, trema la Genova bene
La Procura di Genova ha aperto una inchiesta per revenge porn dopo che un notaio ha diffuso in chat le immagini di ...All’ora di chiusura si fanno scendere le saracinesche e si alzano i bicchieri: fuori è buio, dentro la festa è appena cominciata. Niente di male, per carità: è inizio estate, sono tutti consenzienti, l’atmosfera si fa un po’ spinta, l’ospite si ritrova tra le braccia della cameriera, poco dopo si aggiungono tre uomini, il ménage va avanti fino all’alba. Son fatti loro: ognuno è libero di divertirsi come crede. Si chiudesse qui, infatti, col dottore che accompagna a casa il notaio, capirai che scandalo: è quel che segue che genera il dramma. Passano due giorni e la donna che alla fine di tutta questa storia sporgerà denuncia va dal medico perché deve fare un’ecografia.
L’ha programmata da tempo, non è un’imboscata. Lui le fa l’esame e le dice che sul cellulare ha trovato delle foto di quella nottata di bagordi, chissà-come-ci-sono-finite-lì. Che è il guaio numero uno. Però c’è un guaio (il numero due) che è ancora più grave. Alcune immagini stanno circolando su Whatsapp, questa è l’era di Whatsapp, tutto passa per Whatsapp. Probabilmente è stato il notaio a condividerle.
Lei, quindi, fa la cosa più sensata che suggerisce il buonsenso: chiama il notaio e gli chiede, per-favore-toglile. Il notaio ammette, sì-le-ho-mandate-a-un-collega, ma le spiega di non preoccuparsi, anzi le suggerisce di raggiungerlo così possono risolvere qualsiasi problema. Alla donna suona un campanello: e in uno studio ci va, ma in quello dell’avvocato Salvatore Calandra che, subito dopo, scrive una querela e bussa alla porta della procura.
Fine dello spiegone e svolgimento dei fatti in due direzioni. La prima è quella (ufficiale) delle indagini dei magistrati: la sostituta procuratrice Daniela Pischetola apre un fascicolo, il reato (grave) è quello di aver diffuso immagini sessualmente esplicite senza il consenso delle persone ritratte (tanto per capirsi, la pena prevista dall’ordinamento per il revenge porn è la reclusione che può arrivare fino a sei anni e una multa che può toccare i 15mila euro), la polizia giudiziaria inizia a interrogare i partecipanti alla cena di giugno i quali, magari colti in contropiede, buttano là che probabilmente giravano anche sostanze stupefacenti, solo per uso personale, quella sera. L’altra direzione è il gossip cittadino. Non c’è bar, non c’è carruggio, non c’è ritrovo genovese che (oramai) esuli dall’argomento. Chi si lancia in congetture (tocca-tenere-a-mente-che-in-questa-stagione-a-Genova -si -resta -in -pochi), chi tenta il totonomi, chi ipotizza, chi presume, chi suppone. Anche chi si dice sconvolto (ma sono i meno), soprattutto chi prende le difese dell’una (bene-ha-fatto-lei-a-denunciare) e chi si scaglia contro l’altro (sì-ma-che-comportamento). Nell’unica, intramontabile, aulica regola di ogni estate che si rispetti: meglio dei pettegolezzi sotto l’ombrellone ci sono solo i pettegolezzi di città.