Banksy, la street-art diventa un museo

A Conegliano in autunno in mostra 80 opere dell’artista britannico: è il segno del cambiamento di una forma espressiva e ora si studia anche a scuola
di Daniele Priorivenerdì 1 agosto 2025
Banksy, la street-art diventa un museo
4' di lettura

L'arte di Banksy torna in Italia. Sarà in mostra dal prossimo autunno alla primavera 2026 a Conegliano. E il dibattito sul “tradimento” della street art si infiamma. Centro propulsore è proprio il Veneto. La grande esposizione dedicata al misterioso artista britannico, organizzata da Artika in collaborazione con Deodato Arte, si terrà, infatti, al chiuso di Palazzo Sarcinelli dal prossimo 15 ottobre con ben 80 opere che, invece, per la loro stessa natura, erano nate e destinate a “battere” le strade delle città del mondo. Obiettivo dell’esposizione, L’ curata da Daniel Busa, è proprio quello di raccontare la street art, la sua sorprendente parabola che da forma espressiva marginale e spesso illegale la vede ormai assimilata a linguaggio globale, riconosciuto, studiato e persino celebrato nelle sedi istituzionali. Non senza continuare ad animare un dibattito anche dentro lo stesso movimento artistico.

Basti pensare al caso recentissimo di Venezia dove, proprio pochi giorni orsono, è stato completato il discusso salvataggio del Bambino migrante , il murale realizzato da Banksy nel maggio del 2019 sulla facciata di Palazzo San Pantalon a Venezia. Si tratta di una delle due sole opere ufficialmente attribuite in Italia all’artista inglese che ha lavorato in laguna in una notte di maggio del 2019 alla realizzazione dell’immagine del piccolo straniero, non casualmente dipinto a pelo d’acqua. Una scelta simbolica e artistica che nei sei anni trascorsi ha visto, però, l’opera deteriorarsi di giorno in giorno, letteralmente consumata dalla salsedine.

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L’intervento di recupero, curato dal restauratore Federico Borgogni, ha avuto inizio lo scorso 3 giugno 2025 e si è concluso nella notte tra il 23 e il 24 luglio scorso con il distacco della porzione di muro su cui è raffigurato il bambino. Un’operazione promossa e accolta con entusiasmo dalle istituzioni, ma sottolineata anche dalle critiche del mondo degli street artists più ortodossi, convinti che le opere di Banksy, come di tutti gli altri artisti murali, debbano essere lasciate dove sono, con tutte le conseguenze del caso.

Un autentico bivio che, tuttavia, sembra volgere verso una direzione pressoché segnata, visto il coinvolgimento ormai in tutta Italia delle istituzioni pubbliche che hanno riconosciuto e si sono schierate in difesa di un’arte che - almeno tra i duri e puri- vorrebbe continuare ad essere di nicchia e di protesta ma che, avvicinandosi al grande pubblico pop, tende invece inevitabilmente verso una omologazione che stadi fatto trasformando i geni di una street art ormai sempre più “messaggera” di autentici tributi. Singolare e particolarmente bella, in tal senso, è la storia di Satriano di Lucania dove il trionfo dell’arte di strada è coinciso con la volontà di rinascita di una comunità colpita duramente, nei primi anni Ottanta, dal distruttivo terremoto dell’Irpinia. I cittadini di Satriano non si sono limitati a ricostruire ma hanno iniziato a tingere di identità locale e tradizioni storiche le facciate delle loro case. Tutto in un unico grande bagno di colore che, con oltre 500 opere, ha reso il piccolo centro lucano, capitale della pittura murale, seguita poi, nei decenni, da tantissimi altri borghi semidisabitati in tutta Italia che, proprio attraverso l’arte, hanno ritrovato una ragione per continuare a esistere.

I tributi della “nuova” street art non riguardano tuttavia solo luoghi e costumi tradizionali ma anche grandi personaggi, pronti a diventare “icone” da dipingere. E se a Milano, in zona San Siro, il progetto Talking Walls (Muri Parlanti ndr) grazie all’impegno comune del Collettivo artistico Orticanoodles, di Fondazione Cariplo e due scuole superiori, assieme alla Fondazione Arrigo e Pia Pini ha riqualificato ben 800 mq di superfici murarie, omaggiando grandi medici e ricercatori come Fleming, Patch Adams, Rita Levi Montalcini e altri; a Torino in occasione dell’ultima edizione del Prix Italia, nello scorso ottobre, il giovane architetto e street artist Francesco Persichella in arte PISKV ha realizzato il primo murales celebrativo di Piero Angela sul Centro Produzione Rai di via Verdi. Titolo dell’opera Sapere Aude, ovvero «Osa essere saggio» con il grande divulgatore scientifico che, dal palazzo dove è nata la televisione italiana, saluta la sua città natale e i suoi concittadini.

Anche quelli che, come paradossale omaggio alla natura murale dell’opera, circa un mese fa hanno pensato male di gettare sull’immagine di Angela vernice e oli esausti. Destino delle opere d’arte di strada che in qualche caso, però, come quello dell’artista Maupal si tingono addirittura di santità. E’ stato lui, infatti, a trasformare il pontificato di Bergoglio nell’epopea di SuperPope, con Francesco trasformato in un Supereroe e sempre lui è stato il primo street artist a celebrare il nuovo Papa Leone XIV nel murale inaugurato lo scorso 7 luglio a Roma dal titolo San Pietro delle Periferie che si trova al Villaggio Breda, borgata della periferia est di Roma. Tra i writers che, invece, mantengono la loro natura di impegno mirato alla satira c’è un altro artista romano Laika, uomo mascherato che negli anni scorsi ha rappresentato l’ex sindaca capitolina Virginia Raggi in tenuta antisommosa.

Mentre ci ha abituato a immagini d’amore (a modo suo) il 45enne street artist palermitano TvBoy che ha immaginato grandi e famosi tributi come quello dedicato a Nelson Mandela nelle strade di Torino, disegnando anche un Giovanni Falcone che ci invita ad andare avanti. E forse proprio questo è il messaggio definitivo dell’arte di strada che, dall’epoca della protesta scarabocchiata a quella attuale, più prossima alla celebrazione, non ha perso la speranza, da sempre insita in ogni opera d’arte (forse ancor di più in quelle di strada) che qualcuno, camminando, doni uno sguardo e magari accenda un ricordo o una riflessione da portare con sé nel cammino. Nella magia che si eterna coi tratti di un disegno.

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