Almasri, il generale Giorgio Battisti spiana la sinistra: "Volevate un bis di Cecilia Sala?"

di Roberto Tortoravenerdì 8 agosto 2025
Almasri, il generale Giorgio Battisti spiana la sinistra: "Volevate un bis di Cecilia Sala?"

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L’espulsione di Almasri? Sacrosanta, almeno secondo quei generali in congedo che in carriera hanno affrontato tante emergenze e approvano le scelte fatte dal governo. Il suo trasporto in Libia ha protetto gli interessi dell’Italia ed evitato guai peggiori. Il primo a sostenere questa tesi è il generale Giorgio Battisti, che dice: “Bastava chiedere se volevamo un altro caso Cecilia Sala (la giornalista arrestata lo scorso dicembre dai Pasdaran per ottenere la scarcerazione dell’ingegnere svizzero-iraniano Mohammad Abedini Najafabad, ndr), con tutto il mondo umanitario e politico che si era scatenato per riportarla a casa. Abbiamo circa 500 italiani in Tripolitania e sarebbe stato facilissimo arrestare qualche connazionale presente a Tripoli”. 

Battisti, interpellato dal Giornale, fa poi un excursus storico: “Dal lodo Moro negli anni ’70, per evitare attacchi terroristici, ai dirottatori dell’Achille Lauro, che non abbiamo consegnato agli americani lasciando andare il loro capo o il caso Ocalan (il leader curdo prima protetto a Roma e poi espulso e alla fine catturato dai turchi, che lo tengono ancora in carcere, ndr). Non è la prima volta che i governi in carica devono fare ricorso a queste soluzioni - spiega il generale in congedo - che possono pure venire criticate, ma garantiscono la sicurezza dei nostri connazionali in patria e all’estero”. E ancora Battisti: “In Libia abbiamo diverse imprese civili, la componente diplomatica, i nostri militari, che sarebbero stati potenzialmente a rischio.  Il Paese confina con il Mediterraneo e di fatto l’Italia, porta d’ingresso dell’Europa per i migranti sui barconi e pure qualche terrorista infiltrato o foreign fighters di ritorno”. 

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Altro generale in congedo, Marco Bertolini, dice: “Almasri è o era responsabile di alcuni programmi del governo tripolino riconosciuto dall’Onu, nonché della milizia Rada che nel caos del Paese controlla parte della capitale compreso l’aeroporto di Mitiga. E pure fuori Tripoli, grazie ad intrecci ed alleanze parte del territorio nel quale si sviluppano le condotte dai giacimenti di El Feel e Wafa (che riguardano l’Eni ndr), oltre al tratto di costa dove si trova la stazione di pompaggio di Mellita del gasdotto Green Stream che dalla Libia porta gas in Italia, a Gela. La tradizionale e consolidata amicizia tra libici e italiani sarebbe uscita scossa da una guerra retorica o giuridica tra sedicenti ‘buoni’ contro asseriti ‘cattivi’, dando mano libera ai molti fondamentalisti e assimilati che dopo l’assassinio di Gheddafi fanno il bello e il cattivo tempo in quella terra”.

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