«La mia colpa è quella di aver chiuso tre moschee irregolari e di aver imposto il divieto d’ingresso nei locali comunali a chi si presenta col volto integralmente coperto». L’europarlamentare della Lega Anna Maria Cisint è una non si tira indietro di certo: pochi giorni fa, nella sua Mon falcone, la città del Friuli Venezia Giulia che ha amministrato prima dell’incarico a Bruxelles, un cittadino bengalese è stato bloccato mentre le rivolgeva l’ennesima minaccia. «Le voglio tagliare la gola», urlava l’uomo, tra un insulto e un improperio.
«Per me è una battaglia di legalità e di giustizia per il futuro del nostro popolo», ribatte però adesso Cisint riferendosi al suo lavoro: «È una lotta contro la radicalizzazione, la sottomissione della nostra civiltà e il tentativo di cancellare le nostre libertà da parte di chi vorrebbe trasformare l’Italia in una succursale di un regime teocratico, imponendo la sharia». Sull’accaduto (che ha incassato la solidarietà dell’attuale sindaco di Mon falcone, il leghista Luca Fasan: «Si tratta di un vergognoso e inaccettabile attacco alle istituzioni e alla democrazia») l’esponente del Carroccio ha sporto denuncia: «Tutto ciò non fa che rafforzare la mia determinazione nella battaglia contro il fondamentalismo islamico che è già qui e pretende di prendersi “casa nostra”».