Prudenza con Whatsapp i messaggi possono valere come patti pre-matrimoniali

In caso di nozze naufragate, quanto scritto in chat può avere valore legale su temi come l’assegno di mantenimento. Il diritto è sempre più “liquido”
di Simone Di Meogiovedì 4 settembre 2025
Prudenza con Whatsapp i messaggi possono valere come patti pre-matrimoniali

3' di lettura

Divorzio con spunta blu. Una sentenza (la 1620/2025) del tribunale di Catanzaro rischia di rivoluzionare il diritto di famiglia. Nel mondo liquido delle relazioni sentimentali, anche il diritto si adegua. Son bastati un pollice e una connessione internet per cambiare la giurisprudenza italiana: un messaggio su WhatsApp è stato ritenuto valido come patto pre-matrimoniale. Il caso riguarda una coppia separata, un mutuo, un assegno di mantenimento e una promessa fatta via chat. Tutto senza notaio, senza carta intestata, senza neanche un incontro in presenza. Solo una conversazione sullo smartphone. Secondo i giudici calabresi, «sono pienamente validi gli accordi a latere tra coniugi» anche se conclusi al di fuori delle formalità previste dalle procedure di separazione o divorzio, e «anche senza una formale approvazione (omologo) del giudice». L’unico vincolo per evitare la nullità dell’accordo? Che non si leda l’interesse dei figli e che non si entri in collisione con l’ordine pubblico.

Nell'episodio specifico, l’ex marito aveva promesso via WhatsApp che avrebbe pagato da solo il mutuo della casa a fronte della rinuncia della ex moglie all’assegno di mantenimento. Nessuna firma, nessun timbro, ma sufficiente per i magistrati a far valere il principio di prova scritta. La decisione è stata resa ancora più solida dalla testimonianza del figlio adolescente, chiamato a confermare la consapevolezza familiare dell’accordo. E così, l'uomo si è visto revocare un decreto ingiuntivo da 21mila euro. L’argomentazione tecnica della Corte è tutt’altro che improvvisata. In alcune circostanze – come la difficoltà di incontro tra gli ex partner o l’assenza di fiducia reciproca – la forma digitale può surrogare quella cartacea. Insomma, la famiglia tra pixel e diritto non è più una provocazione da convegno, ma una realtà giudiziaria. Non mancano le perplessità. Secondo alcuni esperti, questa svolta apre a una pericolosa giungla di contenziosi. Le chat, per loro natura, sono veloci, sbrigative, spesso prive di contesto e difficili da interpretare. Mancano chiarezza, articolazione e quella “intellegibilità” che dovrebbero caratterizzare qualsiasi contratto patrimoniale. Si rischia quindi che un “ok” o un “va bene, ci penso io” diventino impegni vincolanti, in grado di scatenare guerre legali lunghe decenni.

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D'altronde, già la Cassazione, con la sentenza n. 1254/2025, aveva aperto il varco, riconoscendo che i messaggini possono essere utilizzati come prove documentali nel processo civile. A patto che si possa identificare il dispositivo da cui provengono, che non siano stati manipolati e che vengano acquisiti tramite screenshot. Una piccola rivoluzione processuale, certo, ma pur sempre nel recinto della prova. Ora, con la decisione di Catanzaro, si passa al livello successivo: il messaggio non è più solo un indizio, ma un vero e proprio contratto. Nasce la “legge del messaggio”. E non finisce qui. Anche in materia di prestiti privati, le chat stanno prendendo piede. Il tribunale di Perugia, con la sentenza n. 764/2025 di appena due mesi fa, ha stabilito che è valida la chat con cui una persona si impegna a restituire un prestito. In quel caso, la promessa fatta via app ha fatto scattare l’obbligo di rimborso. Una forma digitale che vale più di mille cambiali. Il confine tra parola data e parola scritta, un tempo presidio del cartaceo, oggi si dissolve in un bip. Separati ma connessi, una maledizione. Tutto ciò rientra in un’onda lunga che sta trasformando il diritto italiano in un sistema sempre più adatto a decifrare i codici del presente. Ma come ogni aggiornamento di sistema, anche questa “versione 2.0” porta bug, rischi e anomalie. Il diritto liquido ha i suoi pregi – velocità, adattabilità, efficienza – ma anche una criticità evidente: la fragilità delle fonti digitali. Basta una formattazione errata, un salvataggio dimenticato o una modifica involontaria per perdere la prova, il contesto o persino il senso di un intero dialogo.
Divorzio con spunta blu, dunque, ma anche con doppio backup. Perché nel mondo dei patti digitali, la memoria del telefono può valere più di quella del cuore: patti chiari, screenshot lunghi.