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San Pietro, ubriaco urina sull'altare: chi è la bestia

di Corrado Oconelunedì 13 ottobre 2025
San Pietro, ubriaco urina sull'altare: chi è la bestia

3' di lettura

L’episodio è successo venerdì mattina. E probabilmente di esso non si sarebbe saputo nulla se non fosse stato immortalato dallo smartphone di un visitatore e il video non avesse poi fatto il giro dei social. Il protagonista è stato un giovane presente all'interno della Basilica di San Pietro, forse di nazionalità rumena o forse bulgara, che è riuscito a superare i tornelli e a ingannare la vigilanza fino a salire i gradini che portano all’altare della Confessione. Nel video, diffuso per primo dal sito de Il Tempo, si vede il giovane abbassare i pantaloni e urinare davanti a un gruppo di fedeli attoniti, a pochi passi dal Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini.
Un oltraggio compiuto all’interno della Chiesa cattolica più importante, che può essere idealmente collegato a quell’altra forma di dileggio che sarà perpetrata all’interno della Cattedrale di Canterbury a Londra con una mostra di graffiti, di cui Libero si è occupato ieri. E sempre Il Tempo racconta che Papa Leone, informato dell’accaduto, sia rimasto visibilmente sconcertato.

A prima vista, i due episodi sembrano non avere alcun legame, essendo l’uno opera di un giovane isolato e l’altro il frutto di una azione deliberata realizzata dalle ben note centrali per la promozione della cultura woke. Eppure, c’è un elemento su cui bisognerebbe riflettere e che rende i due episodi assimilabili ad un clima culturale diffuso, alla situazione spirituale del nostro tempo. L’episodio romano, che in altri tempi avrebbe scandalizzato perché palesemente sacrilego, non ha quasi trovato spazio sui media nazionali. Né si registrano reazioni o prese di distanza da parte dei tanti influencer e opinionisti che ormai discettano su tutto e ad ogni ora, in tv o sui giornali. Quasi come se la profanazione di un luogo sacro, ove si è costruita buona parte dell’identità religiosa dell’Occidente, non fosse tale, ma semplicemente un episodio di vandalismo al pari dei tanti altri che possono accadere nei luoghi più visitati delle nostre città.

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A creare questo clima di tolleranza, anzi di indifferenza, verso atti sacrileghi verso la religione cattolica (altro trattamento riceve quella islamica) ha contribuito una cultura nichilistica che ha raggiunto l’obiettivo di una completa desacralizzazione dei luoghi del nostro vivere. Per fortuna molte persone sono ancora legate alle tradizioni, o più semplicemente al senso sacro e comunque non banalizzabile del nostro stare al mondo. A ben vedere, anche la riduzione dell’episodio romano a semplice questione di ordine pubblico è riduttivo, non coglie cioè l’essenziale. Certo, va apprezzato che la gendarmeria vaticana sia intervenuta con prontezza, fermando il giovane e portandolo in caserma. Anche se non ci si può tuttavia esimere dall’osservare che la sicurezza vaticana presenta ancora molte falle, il che è più grave in un periodo in cui Roma è invasa ogni giorno da turisti e fedeli che vengono da tutto il mondo per il Giubileo. Come non ricordare che episodi gravi erano già successi in precedenza e avrebbero dovuto quanto meno essere presi meno sottogamba? Nel febbraio scorso, ad esempio, un uomo era riuscito a salire sull’altare della Confessione e da lì aveva lanciato e distrutto candelabri per un valore di circa 30mila euro. Tutto vero, ma il problema, ripeto, va posto in termini più radicali. Se l’episodio di San Pietro non genera particolari indignazioni, la ragione va ricercata soprattutto negli esiti nichilistici a cui è approdata una cultura liberal o progressista che è ancora molto influente nei media e nella costruzione del discorso pubblico.