Raggiunto l'accordo tra Amazon e l'Agenzia delle Entrate: il colosso verserà al Fisco 500 milioni di euro, una somma enorme ma comunque molto più bassa dei quasi 3 miliardi calcolati dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Milano tra imposte, interessi e sanzioni. In questo modo si chiude, almeno sul versante fiscale, la contestata evasione Iva di venditori a distanza non comunitari, per il 70% cinesi, sulle vendite a distanza della piattaforma online nel 2019-2021. Lo riporta il Corriere della Sera.
Lo scorso 10 settembre l’Agenzia delle Entrate, in una riunione in Procura a Milano alla quale avevano partecipato il direttore centrale dell’Agenzia Vincenzo Carbone e il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, aveva comunicato le ragioni per cui non appoggiava la tesi dei 3 miliardi. La multinazionale di Jeff Bezos è indagata per "dichiarazione fraudolenta" a seguito del lavoro del pm Elio Ramondini, "aiutato" dalla super potenza di calcolo di un elaboratore della "Sogei" (Società generale d’informatica spa del ministero dell’Economia), a proposito dell’algoritmo predittivo di Amazon. Nel mirino ci è finita l'indifferenza del colosso rispetto agli obblighi tributari che pendono invece su chi, come Amazon, mette in vendita sul proprio market-place in Italia merce di venditori extraeuropei, senza però dichiararne l’identità e i relativi dati all’Agenzia delle Entrate ai fini del pagamento del 22% di Iva da parte del venditore extraeuropeo.
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Giornata di malfunzionamenti e interruzioni per diversi siti e piattaforme. Lunedì 20 ottobre Amazon Web Services...La Procura contesta ad Amazon di non avere ottemperato agli obblighi di reportistica rinforzata all’Agenzia delle Entrate esistenti nel triennio 2019-2021. Di qui l'accusa al colosso americano di concorso nella evasione di Iva compiuta dai venditori non comunitari. Cosa che si traduceva in una quantificazione di 1 miliardo e 200 milioni di euro di imposte, lievitata a 3 miliardi con gli interessi e le sanzioni. L’Agenzia delle Entrate, però, non si è detta d'accordo con la lettura fornita dai pm, ritenendo invece che si potesse contestare ad Amazon una più specifica norma esistente non sul concorso, ma sulla sola responsabilità solidale della piattaforma nella evasione fiscale dei terzi. Responsabilità solidale a quel punto depurata da 900 milioni di sanzioni perché assimilata essa stessa a una sorta di sanzione impropria, e ulteriormente ridotta nella quantificazione dell’imposta evasa dai venditori terzi sulla base di un punto di equilibrio convenzionale sui giorni - stimati nove - di ragionevole giacenza nei magazzini italiani di merce partita dalla Cina ben prima che l’acquirente italiano l’acquistasse come preventivato dall’algoritmo predittivo di Amazon.




