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Inno d'Italia, la Lega veneta: "Non suonatelo"

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Il sindaco di Treviso bandisce Mameli da feste e cerimonie. L'opposizione protesta

Eleonora Crisafulli
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Ancora una volta l'inno di Mameli è al centro di una polemica tra leghisti ed esponenti del centrosinistra.  A farla scoppiare è Giampaolo Gobbo, segretario nazionale della Lega Veneta e sindaco di Treviso. Per Gobbo "l'inno d'Italia non serve assolutamente": "Non è certo quello che contribuisce ad alimentare il senso dello Stato - spiega al Corriere veneto -. Perciò non voglio più sentire storie, d'ora in avanti i miei dovranno seguirmi sulla mia strada. Che senso ha chiedere alle bande di eseguire Mameli in tutte le occasioni, dalle inaugurazioni delle scuole alle presentazioni degli spumanti? Da adesso in poi le cerimonie si faranno senza inni". A parte qualcuna "strettamente legata alle forze armate, come potrebbe essere l'inaugurazione di una caserma" e questo solo "per rispetto delle forze dell'ordine". Sindaci, amministratori locali e presidenti di provincia sono avvisati: basta con l'Inno di Mameli. La replica dell'opposizione - Ma non tutti sono d'accordo. Per Gennaro Marotta, consigliere regionale veneto dell'Idv, " è vergognoso che un sindaco in carica, ancorché dirigente di un movimento politico che ormai fatico a definire italiano, continui a fare operazioni di destabilizzazione istituzionale". E, per rispondere al "diktat" di Gobbo, il Comune di Chioggia (guidato da un sindaco del Pd) ha deciso di distribuire nelle scuole il testo dell'inno. Inoltre ogni spettacolo musicale tra il dicembre 2010 e il dicembre 2011 sarà aperto con l'Inno di Mameli. Di diverso avviso il ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan, secondo cui "l'inno d'Italia va suonato e cantato. Ma il fatto di cantarlo non deve essere un obbligo. Chi è stonato in modo indecente, è meglio che stia zitto. Voglio dire in altre parole - ha aggiunto Galan - che non possiamo prendere il fanatismo dalla parte opposta. Quando sentiamo suonare l'Inno d'Italia - ha precisato - ci si alza dignitosamente, si rimane composti, si ascolta se non si vuole cantare". Certamente deve essere eseguito "in tutte le cerimonie pubbliche perché questo è suolo italiano e il nostro Inno, anche se musicalmente non è un granché, è importante per quello che significa storicamente: è costato sacrifici, morte, fatica a tanta gente".

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