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Lodo Mondadori. Si va verso uno sconto per Fininvest

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Una perizia riduce del 30% il danno al gruppo Cir, stimato ora in circa 450 milioni di euro

Roberto Amaglio
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Non saranno i 750 milioni di euro sanciti dal verdetto emesso dal giudice di primo grado Raimondo Mesiano; certo è che sembra proprio che la Mondadori sarà costretta ad aprire il portafoglio e risarcire la Cir di De Benedetti. I tre consulenti nominati dalla Corte d'Appello, infatti, hanno rivisto i calcoli fatti dal giudice di primo grado, il quale aveva deciso un risarcimento da Fininvest a Cir per 750 milioni per il danno subito dal gruppo di De Benedetti in occasione dell'accordo dell'aprile 1991 per la spartizione degli asset Mondadori, Espresso e Repubblica. I motivi di questa correzione sono principalmente due: in primo luogo un divario di valore tra le due spartizioni che, secondo gli esperti nominati dall'Appello, non sarebbe di 236,5 milioni di euro ma “solo” di 190. Inoltre nella sentenza di Primo Grado è stato fatto anche un errore di calcolo che avrebbe costretto la Fininvest a pagare senza motivo dai 34,5 ai 54,1 milioni di euro in più. Se a questo aggiungiamo la riduzione del danno fondamentale tra il 22 e il 24% e il conseguente ricalcolo degli interessi e dei fattori come il cambio e la rivalutazione della moneta, lo “sconto” previsto sulla cifra dei 750 milioni è stimato tra il 30 e il 35%, cioè tra i 260 e i 310 milioni di euro. In soldoni, la perizia dei tre periti stima tra i 440 e i 490 milioni di euro il danno subito dalla Cir e che la Mondadori dovrebbe ora rimborsare. Ovviamente questo se i Giudici della Corte d'Appello di Milano confermeranno la sentenza di primo grado. I legali della Fininvest, però, contestano questa ricostruzione. Come fatto in primo grado, infatti, i legali di Silvio Berlusconi contestano alla base la sentenza, affermando che non ci sia mai stato un accordo tra le parti per la spartizione della Mondadori. Infatti, per calcolare quanti danni abbia subito De Benedetti i periti hanno preso a riferimento due ipotesi d'accordo: una chiamata dalla Fininvest dell'aprile 1990 (prevedeva un conguaglio a favore della Cir) e l'accordo siglato tra le parti nel giugno 1991, dove a incassare il conguaglio era invece la Fininvest. A ribaltare gli equilibri, nel frattempo, era intervenuta la sentenza della Corte d'appello di Roma che aveva spianato la strada a Fininvest nel famoso processo in cui, secondo le indagini di dieci anni dopo, Berlusconi ha corrotto uno dei magistrati. "Quella ipotesi di accordo - spiega l'avvocato Vaccarella - non si può sapere che venisse da Fininvest. Era una soluzione partorita da Mediobanca. E sono capaci tutti a fare gli accordi con i soldi degli altri...".

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