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Emilio Fede contro il Corriere: "Contro di me c'è un accanimento"

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Caso Ruby, il giornalista: "Non ho ricevuto avvisi di garanzia. Auguratevi che ciò accada, altrimenti vi porto in tribunale"

domenico d'alessandro
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Fino ad ora aveva risposto, in maniera indiretta, tramite il suo telegiornale. Ora, invece, Emilio Fede scrive una lettera al "Corriere della Sera" in cui attacca duramente il quotidiano diretto da Ferruccio De Bortoli per gli articoli in cui lo si accusa di "favoreggiamento della prostituzione". Il direttore del Tg4 scrive: "Dire che è un accanimento è superfluo. Dire che il minimo di garantismo dovrebbe portarvi ad un maggiore rispetto delle persone presunte implicate di reati, è dire poco. Potrei anche fare riferimento al mio ruolo di direttore, soprattutto, di giornalista. Quindi di un vostro collega. Il problema grave - continua il giornalista - è ben altro e lo vedrete presto. Lo vedrete in sede penale". Fede spiega: "Io, fino ad oggi, non sono stato informato di una indagine nei miei confronti. Il favoreggiamento della prostituzione è un'accusa non grave, gravissima. Voi - prosegue il direttore delle news di Rete4 - ogni volta che alla vicenda in generale vi riferite, trovate il modo per ricordare che sono un indagato, forse lo sarò, forse no. Voi intanto vi siete portati avanti". Il giornalista afferma che la vicenda gli ha creato "un danno morale e professionale enorme. Un danno soprattutto alla mia famiglia", e per questo il "Corsera" dovrà "rispondere penalmente". Fede poi si difende: "Io con il caso Ruby non ho nulla a che vedere. Io di avvisi di garanzia non ne ho ricevuti. Auguratevi - conclude durissimo - che lo riceva, ve lo auguro con tutto il cuore. Perchè altrimenti, dovessi chiamare gli avvocati di tutto il mondo, vi porto in tribunale". Il direttore del quotidiano di Via Solferino De Bortoli risponde in poche righe al termine dello scritto di Fede: "Il 'Corriere' ha dato la notizia e riportato la tua versione. Io mi auguro che l'avviso di garanzia tu non lo riceva mai. Ma se abbiamo sbagliato, chi scrive se ne assumerà personalmente e pubblicamente l'intera responsabilità".

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