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Il cellulare è un bene primario

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Giudice: il papà deve pagarlo

Silvia Tironi
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Il telefonino è importante quanto il cibo e l'abitazione e un padre, anche separato, deve provvedere a che i figli e la moglie possano disporne. La Cassazione ha promosso il cellulare a "mezzo di sussistenza" perché "nell'attuale dinamica evolutiva degli assetti e delle abitudini di vita famigliare e sociale nella nozione penalistica di mezzi di sussistenza devono ritenersi compresi non più e non soltanto mezzi per la sopravvivenza vitale (quali il vitto e l'alloggio) ma anche gli strumenti che consentano un sia pur contenuto soddisfacimento di altre complementari esigenze della vita quotidiana». In proposito la Suprema Corte pone come esempi i «mezzi di comunicazione, l'abbigliamento, libri d'istruzione per i figli minori e i mezzi di trasporto". Un principio che la Suprema Corte (sesta sezione penale, sentenza 45809) ha formulato, respingendo il ricorso che un padre separato di 51 anni, Mario D. M., aveva presentato contro la sentenza della Corte di Appello di Napoli che nel novembre 2007 lo aveva condannato a quattro mesi di reclusione (sospesi dalla condizionale con una provvisionale di 10 mila euro) per omessa somministrazione dei mezzi di sussistenza in favore dell'ex consorte e del figlio minorenne. Ovviamente, la Suprema Corte ammette che questi mezzi di sussistenza “voluttuari” devono essere erogati "in rapporto alle reali capacità economiche e al regime di vita personale del soggetto obbligato". 

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