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Caffarella, "Nessun terzo uomo

E l'accusa ai romeni regge"

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Il dna dei due romeni accusati dello stupro della Caffarella non corrisponde a quello dei violentatori. Eppure per la questura "le accuse reggono". Secondo le analisi effettuate i profiligenetici di Alexandru Loyos Isztoika e Karol Racz (nella foto), 20 e 36anni, non corrispondono con letracce biologiche rilevate dagli inquirenti sulla scena del crimine.Dunque crolla l'impianto accusatorio nei confronti dei due fermati. Intanto la procura precisa che "gli esami non sono stati completati, ma eseguiti solo su alcuni dei reperti (abitidella ragazzina, mozziconi di sigaretta e altri) messi a disposizionedegli esperti". E attraverso un comunicato del procuratore di Roma e del questore si smentisce l'esistenza di un terzo uomo che avrebbe preso parte allo stupro. "L'impianto accusatorio originale non cambia di una virgola - haaffermato il questore di Roma, Giuseppe Caruso - Lo posso dire d'intesacon il procuratore capo, il sostituto procuratore Barba e il capo dellamobile. Da quanto abbiamo inteso nell'incontro che si è tenuto questopomeriggio, la procura non farà non un passo indietro, ma nemmeno uncentimetro indietro quando lunedì si terrà il riesame". "Siamo statinoi a richiedere il Dna - ha sottolineato il questore - perché noi perprimi vogliamo trasparenza e siamo stati noi a prelevare la saliva alpiù giovane dei due rumeni fermati subito dopo la sua confessione - hacontinuato - Pur ammettendo che il Dna è la prova regina crediamoancora nella bontà di tutto l'apparato accusatorio". "Mi auguro che la magistratura e gli inquirenti lavorino il megliopossibile. Non dobbiamo fare giustizia sommaria ma trovare iresponsabili, quelli poi devono pagare fino in fondo - commenta ilsindaco di Roma, Gianni ALemanno - Bisogna consegnare alla giustizia icolpevoli e non gli innocenti, poi quei colpevoli non devono esserescarcerati".

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