Cerca
Cerca
+

#MafiaCapitale a sinistra dà soldi che profumano. A destra tangenti che puzzano

Franco Bechis
  • a
  • a
  • a

Il personaggio è lo stesso. Si chiama Salvatore Buzzi, è il presidente della Coop 29 giugno e di molte altre cooperative tutte regolarmente associate a Legacoop, il gigante delle cooperative rosse. Ma quell'uomo doveva aveva due vite. A lui sembravano assai simili: erogava soldi ai politici e in cambio cercava di ottenere appalti. Li ha dati a destra e a sinistra, ha frequentato tutti i sindaci degli ultimi dieci anni, ha ottenuto da ogni giunta quello che voleva dopo avere speso un bel po' per riuscirci.Ma da qualche giorno sulla stampa leggiamo due storie di Buzzi. Ha versato 30 mila euro al sindaco Ignazio Marino, 20 mila euro a un suo assessore, migliaia di euro a consiglieri comunali del Pd? Si tratta di “regolari contributi”, come se fosse regolare per un politico accettare soldi da una cooperativa sociale di ex detenuti (quei soldi invece di pagare il loro lavoro pagano il politico che sperano lo procuri a quella coop).  Se quei soldi vanno in tasche di sinistra, profumano di fiori come il bucato appena fatto. Perfino il nuovo Pd di Matteo Renzi ha preso da loro 10 mila euro, e poi pure i mille euro della cena di autofinanziamento. Ma in quelle tasche pecunia non olet. Solo se i soldi vanno a destra  puzzano, sono maleodoranti. Sono finiti alla Fondazione Nuova Italia di Gianni Alemanno o a politici di centrodestra? Sono “tangenti”, “uno schifo”, “porcheria”, “corruzione”. Stessa cosa quando si frequentano a cena, si danno del “tu” e da bravi romani parlano in gergo fra un “ahò” e l'altro. Buzzi tuba con la dirigente renziana del Pd, Micaela Campana? Lei si difende: “ovvio che avessi rapporti con loro: erano la più grande cooperativa di Lega coop del centrosud”. Per questo Giuliano Poletti li frequentava più di sua moglie non mancando mai a una cena, a una festa, a una presentazione di bilancio (ma Legacoop controlla mai i suoi associati? Quindi anche Totò Riina sarebbe il benvenuto da quelle parti?). Il segretario del sindaco Marino- Martino Stella- andava a cena con la banca, e chiamava il capobanda affettusamente “Salvatò”. Ma anche lui ha la scusa pronta: “a cena c'era pure il capo di Legacoop Lazio”. Insomma, le coop rosse profumano di incenso, fanno diventare santa qualsiasi malefatta. Quelli sono mafiosi solo quando parlano con Alemanno & c, invece sono benefattori insospettabili quando tubano con la sinistra. Eppure i fatti sono incontestabili: la giunta Marino ha dato alle coop di #MafiaCapitale in poco più di un anno glòi stessi appalti che la giunta Alemanno aveva concesso però in 5 anni. Che sono la metà di quelli concessi nei cinque anni precedenti dalla giunta Veltroni. Però lì manco il dubbio è ammesso. E allora raccontiamo la favoletta della mafia nera che aveva le mani su Roma. Poi ogni tanto occhio alle cifre: questo gruppetto scalcagnato (che c'entra nulla con la mafia, questa è pura invenzione della procura di Roma), fatturava fra rosso e nero 60 milioni di euro l'anno. L'ultimo dei palazzinari di Roma (e non penso nemmeno ai grandi) ne fatturava grazie a commesse delle istituzioni 3 o 4 volte tanto. Vogliamo dire che Roma era in mano a questa banda di smandrappati? Voi bevetevela pure, io proprio no.

Dai blog