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Il G20: terrorismo non c'entra con religione. Ditelo a loro

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Franco Bechis
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Dopo avere fatto un minutino di silenzio come negli Stadi ed essere passati a discutere di tutt'altro i grandi del mondo riuniti ad Antalya per il G20 hanno preparato una bozza di documento finale in cui si cita la strage di Parigi. E si conclude : “il terrorismo non è e non può essere legato a nessuna religione, nazionalità, civiltà o gruppo etnico”. Frase tranquillizzante per chi ha all'interno di propri paesi milioni di mussulmani, ma a serve esorcizzare in questo modo la realtà? Chi ha organizzato l'attentato di Parigi? L'Is? Quindi l'Islamic State…La rivendicazione stessa dell'attentato da parte dell'Is (fotoriprodotta qui a fianco) inizia con il rituale “Nel nome di Allah”, e spiega gli obiettivi scelti proprio con ragioni religiose: lo stadio “doce c'era una partita di calcio fra Germania e Francia, entrambe nazioni crociate”, e il teatro del Bataclan “dove centinaia di pagani assistevano a un concerto di vizio e prostituzione”. Farneticheranno, ma si dichiarano islamici e hanno costruito uno stato che si fonda sulla legge islamica.  Come si fa a sostenere che non c'entri nulla la religione? Anche perchè è poco utile chiudersi gli occhi in questo momento. E' stato importante vedere a Parigi il presidente della Conferenza degli Imam di Francia, Hassen Chalghoumi,cantare la Marsigliese e invitare il miliardo e mezzo di mussulmani del mondo a reagire, uscire dal silenzio e non diventare ostaggio dell'Isis”. Importante e bello. Ma in quelle stesse ore centinaia di altre voci mussulmane dicevano purtroppo altre parole. L'olandese Israfil Yilmaz, ad esempio spiegava pubblicamente che “fino a quando nel governo francese saranno tutti d'accordo a bombardare e terrorizzare mussulmani innocenti in Siria, Iraq e ovunque, io sarò a favore di attacchi come quello in Francia”.  Il leader talebano Sabiq Jihadmal postava ai suoi seguaci una foto degli attentati parigini e aggiungeva: “più di mille morti a Parigi. Spero che ne siano uccisi 15 mila, perchè loro hanno ucciso migliaia dei nostri chiamandoli terroristi”. L'hastag che accompagnava le notizie degli attentati nei principali social utilizzati dal mondo arabo era “War against Islam”, perchè Parigi per loro era una tappa di una guerra religiosa che avrebbe scatenato l'Occidente nei loro confronti. Dello stesso tenore gran parte delle conversazioni in arabo captate su Paltalk, un sistema di chat molto usato nei principali paesi arabi e medio-orientali. Discussioni aperte senza paura, perchè che sia in corso una guerra intorno all'Islam non è tesi di qualche combattente, ma pensiero largamente diffuso fra le popolazioni di quelle aree. Dire come fa il G20 che il terrorismo non può essere “legato a una religione” è come dire che oggi a Parigi e negli anni precedenti a Londra e Madrid si siano verificati spiacevoli incidenti maneggiando fuochi di artificio. Una idiozia. Per altro smentita ripetutamente dalla storia, perchè il terrorismo mille volte ha trovato il suo fertilizzante non solo nella religione, ma anche nelle questioni di “nazionalità”, “civiltà” e “gruppi etnici”. Non promette davvero bene questo G20… Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis

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