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Colli-Lanzi: "Siamo pronti ad assumere noi i giovani"

L'ad di Gi Group chiede che lo staff leasing sia applicabile anche ai contratti di apprendistato

Andrea Tempestini
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Le agenzie per il lavoro si candidano per rilanciare l'apprendistato. La proposta non è nuova ma in un frangente in cui i giovani assunti con questo tipo di contratto sono calati per la prima volta da dieci anni, merita per lo meno di essere presa in considerazione. Ma come potrebbe avvenire questa “liberalizzazione”? Ne parliamo con Stefano Colli-Lanzi, amministratore delegato di Gi Group, la maggiore agenzia privata a capitale italiano. «Oltre a svolgere il ruolo di soggetti attivi nella somministrazione di lavoro (si tratta degli ex dipendenti interinali, ndr) le agenzie devono porsi anche il compito di sviluppare le competenze e l'occupabilità delle persone di cui si occupano. Già oggi, nei rapporti di lavoro flessibili, le agenzie danno al lavoratore più tutele di quanto possa fare direttamente un'azienda. Non potrebbe essere diversamente; le imprese  si avvalgono delle prestazioni professionali flessibili, fino a quando ne hanno bisogno. E in questo, non si può negarlo, offrono comunque opportunità di formazione per chi lavora anche con un contratto a termine. Ma si fermano qui: non facendosi carico stabilmente del lavoratore tendono a investire sulle persone lo stretto necessario. Il dipendente per parte sua è concentrato soprattutto sul lavoro e su quello soltanto. Così finisce per trovarsi un una situazione di precarietà: l'azienda investe poco o nulla sulla sua preparazione e non lo fa lui stesso. Il rischio è che i lavoratori flessibili diventino precari a tempo indeterminato». E in questo le agenzie cosa possono fare? «Oltre a facilitare l'incontro fra domanda e offerta, possono farsi carico di ricollocare il lavoratore in somministrazione,  nel momento in cui il rapporto con l'azienda  si interrompa. Con più missioni successive presso società differenti possiamo rendere oggettivamente più stabili i lavori flessibili». E le risorse? Avrà pure un costo tutto ciò... «Potremmo lavorare in collaborazione con gli enti bilaterali, Ebitemp e Formatemp, sia sul fronte delle tutele sia su quello della formazione». Ma si tratta di un nuovo modello di relazioni. Non le sembra un po' complesso da gestire? «Tutto si chiarisce nel momento in cui l'agenzia assume a tempo indeterminato il lavoratore, l'apprendista...». Pensa allo staff leasing? «Certo. Saremmo noi a garantire al lavoratore la stabilità. I lavoratori sarebbero alle dipendenze dell'agenzia che li collocherebbe di volta in volta in società differenti». Pure gli apprendisti? «L'apprendistato è un rapporto che assieme a una prestazione di lavoro prevede un percorso di formazione per il dipendente. . Purtroppo le aziende lo utilizzano quasi esclusivamente per il risparmio contributivo, trascurando la componente  formativa che rischia di essere assolutamente inefficace per il lavoratore. Ma così si rischia di vanificare in partenza uno degli obiettivi di fondo: l'occupabilità dei giovani. Una formazione inadatta li rende difficilmente collocabili qualora si esaurisce il contratto di apprendistato». Ma come se ne esce? «Risolvendo il problema che sta all'origine: se la formazione la svolge l'azienda dove l'apprendista lavora la deve finanziare per intero. Se invece si avvale di strutture esterne spesso i corsi prescelti sono lontanissimi dai bisogni di dipendenti  e  spesso non servono neppure alle imprese che li pagano. Alla fine la componente formativa dell'apprendistato diventa un   impedimento burocratico-amministrativo senza alcuna efficacia. La nostra idea è questa: se gli apprendisti dovessero rientrare nei contratti di somministrazione,  li potremmo assumere noi, facendoci carico anche  della loro formazione». di Attilio Barbieri

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