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Islam e finanza ci ammazzeranno. Giordano: "La profezia in un libro"

Andrea Tempestini
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C'è un filo nero che attraversa il nostro mondo e lo conduce prematuramente alla tomba. È un filo che passa per la debolezza della nostra identità e per la violenza della nostra turbo finanza, che unisce le fragilità della cultura e quelle dell'economia, tiene insieme il fallimento della scuola, della famiglia, delle aziende e delle banche: è il filo nero di una civiltà che ha scelto di morire senza combattere, ha scelto di farsi uccidere nel sonno, illudendosi forse che la morte in questo modo possa essere meno dolorosa. E invece non sarà così, ci racconta Francesco Borgonovo nel suo ultimo saggio, L'Impero dell'Islam (Bietti editore, pp. 250, euro 15), che esce oggi, un anno dopo il fortunato Tagliagole. Non sarà così perché la morte è sempre dolorosa e terribile. E tocca tutti, come scrive l'autore fin dalle prime pagine, componendo in pratica i sepolcri della nostra civiltà, un piccolo e drammatico poemetto funerario dei tempi che ci tocca vivere (ancora per poco, evidentemente): «Muoiono gli stranieri sui barconi… Muoiono gli italiani straziati dalla crisi… Muoiono i risparmiatori… Muoiono ragazzi e ragazze, intellettuali e vignettisti… Muore la libertà di espressione, il pensiero critico, muoiono i popoli europei…». Ci sono due cose in particolare che mi hanno impressionato del saggio di Francesco. La prima è la capacità di tenere insieme, grazie a un solidissimo impianto culturale e alla ricchezza delle citazioni, gli elementi più diversi della nostra società in declino, dando a tutti gli aspetti della vita quotidiana un significato, un contesto, un senso e un'interpretazione. Così, di pagina in pagina, si passa dal trionfo della cucina vegana alla crisi dei matrimoni, dalla diffusione dei cibi a base di insetti all'incapacità dei genitori di educare i figli, dall'antipolitica al terrorismo sulla carne e sui salumi, il tutto tenuto insieme da un filo rosso, anzi nero, per l'appunto, capace di collocare ogni notizia nella sua esatta casella, per comporre il tragico quadro d'insieme. La seconda cosa che mi ha colpito è la capacità dell'autore di sovvertire i luoghi comuni. Non solo quelli che, almeno qui su Libero, siamo piuttosto abituati a combattere: per cui non è vero che l'islam è una religione di pace, non è vero che il terrorismo è legato all'emarginazione sociale, non è vero che gli immigrati pagheranno in futuro le nostre pensioni, non è vero che l'islam rispetta le donne... Borgonovo ribalta anche alcuni dei luoghi comuni che frequentiamo spesso anche sulle nostre pagine. Per esempio è interessante quando dice che non è vero che «il nemico è il terrorismo», perché il terrorismo è soltanto una tattica, uno dei tanti modi in cui si può condurre un attacco. Il vero nemico è chi, quell'attacco, lo vuole davvero sferrare. E altrettanto spiazzante quando sostiene, alla fine del libro, dopo aver messo in fila tutti gli elementi dello scontro di civiltà che lo scontro di civiltà in realtà non esiste perché «per fare la guerra bisogna essere in due». E «noi, invece, ci siamo già dati per vinti». Borgonovo marcia spedito nelle sue pagine, travolgendo tutte le nostre certezze, con una prosa solida come un carro armato, e le munizioni fornite dalla sua vasta cultura, dall'insegnamento dell'immortale Ida Magli e da alcune interviste a intellettuali non ammessi nei circoletti buoni del politicamente corretto. Illuminante, per esempio, quella con lo sfuggente Renaud Camus, che vive appartato in un castello dei Pirenei, intellettuale «affilatissimo» e difficilmente collocabile, perciò praticamente sconosciuto ai più. Ma lucido come pochi nello spiegare la teoria del Grand Remplacement, cioè la Grande Sostituzione: «Gli immigrati sono la rovina del Welfare State. Ma se anche fosse vero (che gli immigrati salvano il Welfare State, ndr) che cosa ci stanno dicendo costoro? Che per salvare l'Italia bisogna sostituire gli italiani con i togolesi, ad esempio. Niente si salverà: se qualcosa sarà salvato non sarà più l'Italia ma una specie di Togolia». «L'impero dell'Islam» è il nostro nemico, ma non è il solo. C'è anche l'impero del finanzcapitalismo che ci minaccia. E lo fa passando instillando in tutti noi la convinzione che «siamo tutti migranti»: «Quella dell'accoglienza indiscriminata è un'ideologia creata dall'élite a scapito di intere popolazioni, per favorire la libera circolazione di merci e uomini», spiega Borgonovo. «È stata l'ideologia progressista, in nome delle conquiste di civiltà a fabbricare l'immagine dell'uomo disponibile, cioè un individuo che sopporti senza battere ciglio di essere spedito di qua e di là, ovunque il capitalismo finanziario abbia bisogno di lui». Ed è su questa migrazione generale che fa marcire alla base l'identità dei popoli e la loro capacità di reazione, che s'inserisce l'altro nemico, l'islam, con l'obiettivo di annientarci definitivamente. Che ci piaccia o no, questo il tempo che stiamo vivendo, colorato di nefasti presagi, proprio come le pagine del libro di Francesco Borgonovo. Per stare più sereni, certo, potremmo far finta di niente e girare la testa dall'altra parte. Ma resta il fatto che, anche se la giriamo dall'altra parte, la testa ce la taglieranno lo stesso. E, come si diceva, non sarà perciò meno doloroso. di Mario Giordano

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