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New York, finalmente una legge per le tate d'America

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Il provvedimento tocca circa 200mila lavoratrici dell'area metropolitana

Tatiana Necchi
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Grande vittoria per le nanny, o meglio conosciute da noi come “tate”. Per la prima volta begli Stati Uniti l'esercito segreto di donne su cui si basa l'economia e la vita sociale di Manhattan “per bene” sarà protetto da una legge che prevede gli stessi diritti dei lavoratori. Si perché chi crede che la vita delle tate d'america sia simile a quella del celebre telefilm, “The Nanny” si sbaglia. Così da oggi vacanze pagate e giorni di malattia, straordinari riconosciuti e l'avviso di due settimane prima del licenziamento. Tutti dati riconosciuti alla maggior parte dei lavoratori newyorkesi ma che erano stati negati alle baby sitter e anche alle colf che da qualche decennio si sono organizzate e battute per avere condizioni migliori di lavoro. Per fortuna adesso queste richieste sono al centro del provvedimento approvato da Senato statale e in dirittura d'arrivo per la firma del governatore David Paterson. La nuova legge prevede rialzi per la soglia di rischio per le famiglie che pagano colf e nanny in nero e fornisce a tate e genitori le linee guida per negoziare paghe, orari e assicurazione sanitaria. Il provvedimento interesserà circa 200mila lavoratrici dell'area metropolitana: cittadine Usa, immigranti legali, e anche, ma forse solo sulla carta, chi non ha ancora i documenti in regola con i permessi di soggiorno. ù La legge di New York è la prima in America che tutela gli angeli custodi dei bambini: provvedimenti simili sono in attesa di essere approvati nei parlamenti statali di California e Colorado. «Sarà un modo di regolare condizioni di lavoro da selvaggio west», ha detto Ai-Jen Poo, direttore della National Domestic Workers Alliance, il sindacato nato otto anni fa per ottenere più soldi e condizioni di lavoro migliori alla galassia di lavoratrici caraibiche, asiatiche, sudamericane, dell'Europa del'Est da sempre senza diritti.

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