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Londra, al bando il rosso

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per gli errori a scuola

Albina Perri
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Se sei un asino, in Inghilterra ti va anche bene. Perché ormai dalle scuole è stato bandito il colore rosso per indicare gli errori nei compiti, dal momento che è considerato troppo “aggressivo”, “minaccioso” se non, addirittura, “demotivante”. E così in alcuni istituti gli studenti che ne combinano una di troppo, finiscono per non essere messi alla berlina davanti alla classe: invece della temuta penna colore rosso, i loro refusi e quant'altro saranno segnalati in verde, blu, rosa o giallo. “Il colore rosso - spiega al tabloid Daily Mail Richard Sammonds, preside alla Crofton Junior Scholl di Orpington nel Kent - può essere piuttosto demotivante per gli alunni. Ha connotazioni negative, di scuola vecchia”. Spazio dunque all'arcobaleno. In queste scuole sono state impartite agli insegnanti istruzioni chiare: gli errori vanno marcati senza troppo calcare la mano, con la matita o con penne che scrivano in colori meno scioccanti. Richard Sammonds non è l'unico a pensarla in questo modo: molti suoi colleghi ritengono che non si deva insistere con le manchevolezze degli studenti e che occorre, al contrario, un “approccio positivo” dal momento che la scuola “non è più chiamata a sfornare impiegati e contabili, ma la forza-lavoro del ventunesimo secolo”. Nel quadro di un approccio più positivo la scuola del Kent ha chiesto ai suoi insegnanti di non limitarsi a segnalare gli errori, ma di mettere in evidenza con il pennarello anche le parti più riuscite di un compito. Tanto per incoraggiare lo studente. Non tutti gli insegnanti e i presidi sono però d'accordo nella demonizzazione dell'inchiostro rosso che per molti rimane “il modo più rapido per evidenziare gli errori”. “Il divieto di usare l'inchiostro rosso - tuona Nick Seaton, capo di un'associazione che si batte per l'educazione tradizionale - è una cosa balorda. Il senso comune ci dice che i bambini imparano dagli errori e in qualche caso bisogna infastidirli per insegnar loro qualcosa”. Il governo di sua Maestà intanto tace.

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