Due diverse valanghe e un drammatico destino comune. Durante una prima spedizione in Nepal, due alpinisti italiani sono morti dopo essere stati travolti da una slavina sul Panbari Himal, vetta di 6.887 metri. Oltre a Stefano Farronato, 50 anni, di Bassano, e Alessandro Caputo, 28, milanese, altri tre connazionali sono deceduti nella valle del Rolwaling dove un’altra valanga di grandi proporzioni ha spazzato via il campo base di una seconda spedizione, allestito lungo lo Yalung Ri (5.630 metri). Secondo quanto risulta alla Farnesina ci sarebbero altri cinque-sei italiani le cui condizioni risultano al momento non verificabili e che si trovano in altre aree del Nepal.
Per quanto riguarda la tragedia dello Yalung Ri, un gruppo di rocciatori, composto da quindici persone, stava facendo tappa per scalare poi il Dolma Kan (6.334 metri). In questo caso le vittime sono sette e altri quattro i dispersi, tutti sherpa del posto. Solo quattro i sopravvissuti, tutti ricoverati in ospedale per fratture e ipotermia.
A provocare le due slavine il maltempo che sta piegando il Nepal e in particolare il ciclone "Montha" che, formatosi sul Golfo del Bengala, ha portato venti fortissimi e neve, complicando addirittura i soccorsi. La valanga che ha travolto l'arboricoltore Farronato e il maestro di sci Caputo si è abbattuta sul Panbari Himal venerdì. A dare l’allarme ai soccorritori è stato il capospedizione Valter Perlino, 64enne veterinario di Pinerolo, nel Torinese. A causa di un infortunio al piede, l’uomo non si era aggregato ai due amici nell’arrampicata.
A peggiorare la situazione, appunto, il maltempo. "I soccorsi non sono stati effettuati in tempo, con conseguenti gravi perdite di vite umane - ha raccontato uno dei sopravvissuti ai cronisti del Kathmandu Post -. Abbiamo gridato e implorato aiuto, ma nessuno è riuscito a raggiungerci. Ci avevano detto che un elicottero sarebbe arrivato dopo quattro ore, ma non è stato così: a quel punto molti dei nostri amici se n’erano già andati".



