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Saltamartini: media morbosi,

non sono le veline il problema

Dario Mazzocchi
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Le veline candidate alle Europee? Non sono i loro nomi in lista il vero problema. Ad affermarlo è Barbara Saltamartini, deputata 36enne cresciuta in Alleanza nazionale ed ora responsabile delle Pari opportunità nel neonato Popolo della libertà. Lei, che al congresso di scioglimento di An sedeva dietro a Gianfranco Fini e che di battaglie per le donne ne ha fatte tante, si affida ancora una volta al web magazine del think tank FareFuturo per sgomberare il campo da qualsiasi dubbio. Forse per solidarietà nei confronti delle colleghe, forse per stemperare gli animi. La trappola nella quale è caduta l'Italia è quella tesa dieci anni fa dai media, quando nel linguaggio italiano ha fatto la sua comparsa il termine “velinismo”, indicando in questo modo “l'abitudine dei media a ragionare in termini esclusivamente di immagine”. Il solito problema. "E' un problema di cultura" - Da parte di tv e giornali, denuncia la Saltamartini, c'è “una morbosità nei confronti della donna” e quindi “è chiaro che, poi, tutto questo porta al discorso del ‘velinismo'”. Un dilemma da risolvere ben presto provocato dal contesto culturale: “L'Italia – prosegue l'onorevole – si fonda, purtroppo, su un sistema patriarcale in cui la donna è ‘vista' solo in determinati ruoli”. E se si tratta di un nodo culturale, non può che riflettersi nell'ambito politico, dove c'è una “sottorappresentazione femminile al vertice. Questo fa sì che a decidere, anche della vita delle donne, sia sempre una classe dirigente maschile”. La soluzione potrebbero essere norme transitorie come le quota rosa. “La Norvegia, tanto per fare un esempio, oggi ha quel numero così elevato di donne in politica perché vent'anni fa ha iniziato proprio con delle norme transitorie”, ricorda la Saltamartini. La vera cura rimane però “una riforma del nostro sistema di welfare” perché “senza questa riforma le donne non potranno avere gli strumenti per essere al contempo madri e professioniste”. In Italia è ancora una chimera immaginare una donna presidente del Consiglio. Poche storie, insomma: ci siano pure le soubrette e le ex letteronze nelle liste per le elezioni europee di giugno perché la questione “non è da dove si arriva alla politica, quale background si ha alle spalle”.

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