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Bruno Contrada ai domiciliari

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La sorella: questa è giustizia

Albina Perri
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Napoli - Ha fatto 20 volte la stessa richiesta e per  20 volte se l'è sentita respingere. Questa volta però l'hanno ascoltato: Contrada è agli arresti domiciliari. L'ex funzionario del Sisde risiederà a casa di una sorella a Napoli. Ad attenderlo ci saranno tutti i familiari, ma non la moglie: la signora Adriana, infatti, è cardiopatica, ogni 4 giorni si ricovera in ospedale e non può viaggiare. Quindi non potrà recarsi a Napoli per incontrarlo. Contrada non vede la consorte dall'11 maggio del 2007, da quando è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per scontare una condanna a 10 anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa. "Ma sarà una cosa temporanea - auspica Adriana Contrada - perché la sua casa, la sua famiglia e la sua vita sono a Palermo. Presto dovrà essere trasferito nel suo, nel nostro mondo e potrò finalmente rivederlo e abbracciarlo". Felicità anche per Guido Contrada, figlio dell'ex funzionario. "Siamo contenti, anche se ha avuto sicuramente meno di quanto gli è dovuto. "Mio padre continuerà a lottare fino alla morte per dimostrare la sua assoluta estraneità alle accuse che gli vengono contestate. Me lo ha ripetuto anche l'ultima volta che l'ho incontrato in carcere, un mese fa" . Infine aggiunge: "Dopo tante delusioni ed amarezze, dopo tante batoste è difficile spiegare cosa sentiamo. Adesso dobbiamo pensare a lui, anche se non so quando ci vedremo. La prima cosa che farò sarà quello di fargli riabbracciare i suoi nipoti, Bruno, che ha tre anni, e Clara, di un anno e mezzo". Anche Anna Contrada, sorella di Bruno, commenta la decisone del Tribunale di sorveglianza di Napoli di concedere gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute a suo fratello : "Giustizia è stata fatta, e noi siamo tutti emozionati perché la notizia ci ha colti di sorpresa". "Speravamo - aggiunge - nel differimento della pena perché poteva muoversi liberamente nel curarsi, adesso per ogni esame medico o ricovero dovrà essere autorizzato da un giudice. Ma va bene lo stesso". Lei che aveva chiesto l'eutanasia per Bruno Contrda spiega che "quella era una provocazione" perché vedeva suo "fratello morire ogni giorno". "Lui è malato in maniera irreversibile - osserva  - ed è giusto che viva l'ultimo periodo della sua vita a casa, godendosi i suoi nipotini". Il prossimo passo adesso, annuncia Anna Contrada, "sarà la revisione del processo perché i giudici terreni hanno condannato un uomo innocente".

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