Bari, scattano le manette
Vendola scrive al pm
Dalle indagini alle manette: la Guardia di finanza ha arrestato Massimiliano Verdoscia e Stefano Iacovelli nell'ambito dell'inchiesta sull'imprenditore Giamapolo Tarantini. L'ordinanza di misura cautelare in carcere è stata emessa dal gip del di Bari, Vito Fanizzi, su richiesta del pm Giuseppe Scelsi che si sta occupando delle indagini sulla sanità in Puglia. L'accusa è detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Le accuse - Massimiliano Verdoscia, trentanovenne barese, imprenditore, a lungo in affari con Gianpaolo Tarantini, è accusato di essersi reso responsabile di condotte atte a detenere, custodire, cedere gratuitamente e offrire cocaina e altre sostanze , in occasione di diverse feste e di "riunioni mondane" tenutesi all'interno di ville private o di noti locali, alle quali partecipava anche il suo socio. Grave anche la posizione di Iacovelli: si attivava per procacciare e consegnare la cocaina. Le indagini - La cessione di droga da parte del Tarantini, che durante gli incontri conviviali era spesso coadiuvato dai suoi più stretti collaboratori, aveva la finalità di "intrattenere piacevolmente" ospiti importanti, agevolando in tal modo le proprie entrature nel mondo della politica e della Pubblica amministrazione. Gli elementi raccolti a sostegno dei provvedimenti restrittivi derivano dalle risultanze, "precise e concordanti", di intercettazioni telefoniche ed ambientali e da una serie di testimonianze fornite da persone informate sui fatti, tra le quali alcuni volti noti del mondo della moda e dello spettacolo. VENDOLA SI ARMA DI CARTA E PENNA - Intanto il presidente della Regione Nichi Vendola ha preso carta e penna e ha scritto una lettera direttamente al magistrato che gestisce l'inchiesta sulla sanità, il pm Desirée Digeronimo. Un modo per esprimere tutta la propria amarezza e per rispondere alle insinuazione sollevate dai settimanali Panorama e l'Espresso. "Capovolgimento logico" - “L'amore per la verità non mi consente più di tacere. Ho l'impressione di assistere ad un paradossale capovolgimento logico per il quale i briganti prendono il posto dei galantuomini e viceversa”, scrive il governatore comunista. Contro Panorama ed Espresso - “Io ho la buona e piena coscienza non solo di non aver mai commesso alcun illecito nella mia vita, ma viceversa di aver dedicato tutte le mie energie a battaglie di giustizia e legalità”. E ancora: “‘Nichi il puro' titola Panorama per stigmatizzare le mie presunte relazioni con un imprenditore che non conosco (Carlo Columella, titolare della azienda Tradeco) e a cui ho chiuso, dopo trent'anni, una discarica considerata un autentico ecomostro”. Poi è il turno del settimanale di De Benedetti: “Stupefacente notare che L'Espresso pubblica un articolo fotocopia del rotocalco rivale, sarebbe carino indagare sul calco diffamatorio che origina questa singolare sintonia di scrittura. In effetti mi considero un puro: e non rinuncio ad aver fiducia nel genere umano e a credere che la giustizia debba alla fine trionfare”.