Cerca
Cerca
+

Galan contro Chavez a Venezia:

Quanti apostoli del comunismo

Silvia Tironi
  • a
  • a
  • a

Il redcarpet della laguna è blindato: è arrivato il presidente venezuelano HugoChavez, che ha accolto l'invito di Oliver Stone ad assistere alla proiezioneufficiale alla Mostra del Cinema di Venezia del film-doc 'South of border',basato proprio sull'incontro tra il regista e il presidente. Un altro “apostolodel comunismo” sbarca dunque a Venezia. Lo sottolinea il governatore del VenetoGiancarlo Galan, che accusa la Mostradi dare troppo spazio a «implacabili invettive» e ad “apostoli di ideologie opresunti miti, tutti rigorosamente ascrivibili al comunismo”, segnando inquesto modo un indiscutibile “ritorno al rosso. E ciò proprio sotto il governoBerlusconi, accusato di essere un regime scandalosamente liberticida”. Secondoil presidente della Regione, tutto questo è il segno di una “doppia schizofreniaculturale e politica”. Poi, smorzandoi toni, si prodiga in elogi di questa “liberissima edizione della Mostracinematografica di Venezia in difesa della quale”, dice, “mi sono battuto e mibatto. E lo faccio perché è anche così che Venezia (e l'Italia) dimostra il suovoler essere culturalmente e politicamente libera, ma mi sfugge il senso delperché un regime scandalosamente liberticida offra protezione e concretisostegni ai suoi più insidiosi nemici”. Standing ovation per Chavez - Passerellatrionfale, applausi scroscianti e standing ovation: perHugo Chavez il passaggio alla Mostra del cinema di Venezia è stato un autenticotrionfo: “Sono molto felice di essere a Venezia con Oliver Stone che è ungrande lavoratore, , un grande raccontatore di storie vere. Ho l'Italia nelcuore. Viva l'Italia”. Inizia così il Chavez-show sul red carpet: arrivato alLido un po' in ritardo sulla tabella di marcia, il presidente venezuelano si èintrattenuto con i cronisti, ha scherzato con i fotografi, 'rubando' unamacchina e scattando lui stesso una foto, ha firmato autografi per oltre unquarto d'ora ad un pubblico fatto di curiosi e di militanti della sinistraitaliana, ha salutato il ‘suo' pubblico sotto lo striscione 'Bienvenidopresidente', tra bandiere rosse. Accompagnato da Stone, è poi entrato nelPalazzo del Cinema e si è fermato nuovamente a parlare con i cronisti e haribadito il suo amore per il Belpaese. Sentimento del tutto opposto rispetto aquello provato per Israele, che Chavez dice di non amare molto, a causa del suomodo di fare politica. “Amo però il popolo israeliano”, ha poi precisato. L'elogiodi Stone - “Quest'uomo è un fenomeno. Un fenomeno più grande degli attacchi chegli dedicano i media americani. Certo in Venezuela ci sono ancora moltiproblemi ma ci sono stati anche tanti miglioramenti. Questo film è stataun'esperienza liberatoria". Così Oliver Stone parla di Chavez e del suo ‘South of the border':“Si tratta di un “film on the road- racconta il regista - nato dall'intervista a Chavez del gennaio scorso, cheabbiamo sentito l'esigenza di allargare agli altri sei capi di Stato del SudAmerica (il boliviano Evo Morales, il brasiliano Lula da Silva, l'argentinaCristina Kirchner e il suo consorte ed ex presidente Nestor Kirchner, ilparaguayano Fernando Lugo, l'ecuadoregno Rafael Correa e il cubano Raul Castro),ripercorrendo il sogno di Simon Bolivar di un continente unito. Che èun'aspirazione legittima generale e non di sinistra. Tutti questi Paesi sono inun momento di lotta: è sorta l'idea, il desiderio di stare tutti insieme e parlarecon un'unica voce, perché contro di loro c'è il gigante americano e grandimultinazionali”. Ahmadinejadnell'obiettivo di Stone – Gli ambiziosi progetti cinematograficidi Stone non sono terminati. Il regista da oltre due anni sta infatti lavorandosu un altro personaggio chiave dello scenario internazionale, il leaderiraniano Ahmadinejad, incontrato da Chavez proprio sabato scorso. "Icolloqui sono iniziati due anni e mezzo fa”, racconta Stone, “ma è un'altalenadi sì e di no. Prima ci avevano detto che non era possibile intervistareAhmadinejad, poi ci hanno detto sì ma io ero impegnato nelle riprese di di 'W'.Ci sono state una serie di incomprensioni ma noi restiamo interessati alprogetto». Ma ai giornalisti italiani che gli chiedono se abbia mai accarezzatol'idea di girare un film sul nostro Paese e sul premier Silvio Berlusconi, risponde:“No, non ne so abbastanza. Ci sono grandi registi in Italia, come Moretti oSorrentino. È bene che lo facciano loro un film così. Anzi, Moretti a quanto neso già lo ha fatto”.

Dai blog