Travaglio e la nuova Unità
"Scusate, ma non ho capito"
Non ha capito e lo fa intendere a chiare lettere dalle colonne del giornale per cui scrive, quell'Unità che è passata dalle mani di Antonio Padellaro a quelle di Concita De Gregorio. Marco Travaglio esprime i suoi dubbi sul cambio di guardia alla direzione del quotidiano con un articolo dal titolo “Scusate ma non ho capito”, rivolgendosi (direttamente ed indirettamente) all'editore Soru e alla classe dirigente del Partito democratico. “Avrei preferito che qualcuno spiegasse perché l'avventura di questo giornale risorto per il duo Colombo – Padellaro debba finire”. Una decisione che secondo il giornalista arriva da lontano, da quando Veltroni lasciò detto in una intervista al Corriere della sera che auspicava un direttore donna, dopo che Furio Colombo era stato messo all'angolo da un'azione di mobbing di certi ambienti dei Ds, “insofferenti per la linea troppo autonoma, troppo aperta, diciamo pure troppo libera del giornale”. Il successo della direzione di Colombo prima e Padellaro poi per Travaglio passa anche dai giorni delle ultime elezioni quando “tornò (Silvio Berlusconi, ndr) a sventolare minacciosamente l'Unità additandola a nemico pubblico numero uno”. Da qui una serie di riferimenti verso il Cavaliere, da 15 anni padrone della politica. Nel concludere il suo affondo, Travaglio ricorda i bei giorni di collaborazione con Padellaro per le rubriche che accompagnano ogni giorno l'edizione del giornale “fondato da Antonio Gramsci”, come hanno tenuto a ricordare quelli del comitato di redazione la settimana scorsa, timorosi che la scritta possa scomparire dalla testata. E Travaglio si immola per la causa: “Un giorno – mi diceva spesso Antonio, tra il serio e il faceto – me la faranno pagare tutti insieme, le tue rubriche, insieme al resto. Ma tu scrivi tutto, è troppo divertente”. Il congedo è da strappalacrime: grazie “per avermi sopportato, da gran signore e da liberale autentico, a suo rischio e pericolo”. Una splendida avventura, ma forse ora la festa è finita.